Milano - «Non conosco gli atti del procedimento Mediatrade, ma conosco Berlusconi, che da molti anni si dedica esclusivamente al bene del Paese»: è addirittura il ministro della Giustizia Angiolino Alfano, con iniziativa non consueta, a scendere in campo a fianco del Cavaliere dopo che la Procura di Milano ha formalizzato la chiusura di un’altra inchiesta a suo carico, con l’accusa di frode fiscale e appropriazione indebita per la gestione della società Mediatrade. È una società che opera nella compravendita dei diritti per i film da trasmettere in tv, e della quale - secondo i difensori di Berlusconi - il presidente del Consiglio non ha mai avuto né modo né tempo di occuparsi in alcun modo, ma delle cui attività viene chiamato a rispondere, nell’atto notificato venerdì sera, «quale azionista di riferimento, azionista di maggioranza e titolare di poteri di fatto sulla gestione di Mediaset spa».
A difesa di Silvio Berlusconi scendono in campo numerosi esponenti del centrodestra, che parlano esplicitamente di «giustizia a orologeria», ovvero di una iniziativa tarata sui tempi delle imminenti elezioni regionali. La stessa convinzione mostra uno dei legali di Berlusconi, Piero Longo. Ma la dichiarazione più accorata della giornata arriva da Pier Silvio Berlusconi, secondogenito del Cavaliere e vicepresidente di Mediaset, anche lui indagato per la stessa indagine (sebbene con la sola accusa di frode fiscale) e prossimo alla richiesta di rinvio a giudizio.
È la seconda volta che «Dudi» Berlusconi finisce nel registro degli indagati. La prima iscrizione era avvenuta nell’ambito dell’inchiesta sui dritti tv, troncone originario anche di questa su Mediatrade. In quell’occasione, la scelta di indagare Pier Silvio e Marina Berlusconi si dice fosse stata al centro di uno scontro frontale tra i due pm titolari del fascicolo, Fabio De Pasquale e Alfredo Robledo: vinse De Pasquale, i due figli del Cavaliere vennero iscritti, Robledo lasciò l’inchiesta. Mala Procura si dovette poi rassegnare ad archiviare le accuse contro di loro.
Ora Pier Silvio si ritrova di nuovo sotto tiro di quelle che definisce «odiose accuse». Dice di avere appreso «con stupore ma con grande tranquillità» di essere inquisito, «so quanto scrupolo Mediaset pone nel controllare i costi e quale sforzo è quotidianamente messo in atto per dare il massimo ai nostri tanti azionisti, per cui mi fa quasi sorridere che proprio io sia stato coinvolto in un’inchiesta in cui si parla di costi gonfiati, fondi neri e irregolarità fiscali». «Sono assolutamente sereno e confido nel fatto che emergerà presto l’assoluta estraneità mia, di mio padre e del presidente Fedele Confalonieri alle odiose accuse ipotizzate. Tuttavia questo non riduce l'amarezza di vedere di nuovo la volontà di colpire mio padre con qualunque pretesto. E la mia impressione è che anch’io, da ieri, sia stato inserito in questo meccanismo». «Essere stato scaraventato in questa bagarre non mi spaventa affatto e anzi mi fa sentire ancora più vicino a mio padre. In tutto e per tutto», conclude Berlusconi junior.
Dal mondo politico, numerose le reazioni degli esponenti della maggioranza: Cicchitto, Gasparri, Capezzone e altri parlano di uso politico della giustizia. Sull’altro fronte, il leader Pd Pierluigi Bersani dice «voglio credere che la giustizia sarà in condizione, come avverrebbe per ogni cittadino, di accertare la verità su fatti così gravi», mentre Antonio Di Pietro dice che in realtà «questo avviso sarà per Berlusconi una manna», perché comunque l’affare Mediatrade verrà insabbiato dalla legge salvaprocessi.
Ma dall’opposizione arriva anche la voce dissonante di Pier Ferdinando Casini, segretario dell’Udc, che parla di «accanimento»: «Berlusconi polemizza quasi sempre contro di me, qualche volta io contro di lui. Ma proprio per questo devo dire che qualcosa di sospetto c’è. Un certo accanimento giudiziario verso Berlusconi - lo pensavo negli anni scorsi, lo penso anche oggi - c’è».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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