Inchiesta sugli sprechi di Renzi E Galli vede il sorpasso a Firenze

Per raccontare il nervosismo dell’Obamino dei lungarni si potrebbe partire dalla sua ultima gaffe: ieri mattina, in diretta su Controradio, ha detto che «Firenze è cosa troppo seria per essere lasciata a un politico», e tra lui, Matteo Renzi, e Giovanni Galli non c’è dubbio su chi sia il politico. Oppure dai numeri di Facebook, sempre sbandierata dal bimbo prodigio del Pd come il suo bacino elettorale più autentico: amici suoi 6.345, amici dell’avversario 6.461. O ancora dalla banalità delle battute che puntellano questi sgoccioli di campagna elettorale: «Galli-Totaro-Verdini mi fanno più paura di Galli-Tassotti-Maldini».
Invece il timore per l’esito del ballottaggio sta tutto in una lettera che l’Arci di Firenze ha spedito ai circa 300 tra circoli, case del popolo e associazioni culturali affiliate che ne fanno il più grande comitato territoriale italiano. Scrive Francesca Chiavacci, presidente di Arci Firenze, ex deputato Pds e capolista del Pd per il consiglio comunale: «Le case del popolo sono strutture aperte e libere, ma ciò non significa che debbano ospitare indistintamente tutti. Ogni circolo fa una precisa scelta politica e di valori antitetica a quella che caratterizza la destra, a cominciare dal berlusconismo. Il Comitato territoriale di Firenze ritiene che chi organizza o ospita all’interno delle proprie strutture iniziative di campagna elettorale a favore del centrodestra deve considerarsi fuori dal mondo Arci». Un avviso al circolo Cinque Vie che aveva deciso di invitare Galli in vista del ballottaggio dopo averlo già ospitato a fine maggio. L’ex portiere della nazionale di calcio (che fu molto applaudito) non ci deve mettere più piede, potrebbe prendere qualche voto.
Non è solo scaramanzia quella che induce Renzi a toccarsi laggiù ogni volta che lo chiamano sindaco. Il margine di vantaggio del primo turno è ridotto al minimo e domenica lui e il campione del Pdl partiranno pressoché alla pari. «Saremo zero a zero e palla al centro», ripete il candidato del centrosinistra con una metafora presa dalla metà campo avversaria. Renzi è stato «molto deluso» dal suo disastroso 47,6 per cento, ma non si è piegato a firmare «accordicchi» con gli altri gruppi della sinistra. Con loro non dialoga: pretende i loro voti gratis. Il Pd è al minimo storico, 35,3 per cento (-14 rispetto al 2008); la «lista Renzi» ha raccolto il 5,4, mentre «Firenze con Giovanni Galli sindaco» ha toccato il 9,1, terzo partito in città: risultato sorprendente per un candidato sceso in campo tre mesi fa, mentre l’«Obama italiano» (copyright del settimanale Time) è in politica da una vita e in campagna elettorale dallo scorso agosto, quando scattò la corsa per le primarie nel Pd.
Quella di Renzi è paura autentica. La sua campagna elettorale degli inizi è totalmente stravolta. Il politico sicuro di sé che prometteva buoni rapporti con il governo ora tuona contro i presunti tagli alla cultura (smentiti dal ministro Sandro Bondi). Il buon ex democristiano che aveva bandito l’antiberlusconismo adesso mitraglia «il portierone di papi» e cavalca temi cari ai gruppi omosessuali per recuperare i consensi della sinistra radicale. Il candidato che sembrava aver copiato dal centrodestra il programma sulle infrastrutture (aeroporto, tramvia, bretella Barberino-Incisa) strizza l’occhio al «partito del no» che al primo turno gli ha preferito Valdo Spini: ma i voti dei Verdi, che Renzi cacciò dalla giunta provinciale, sono un miraggio. Potrebbero tornare sui muri cittadini anche manifesti che fecero molto discutere, quelli con il viso di un ragazzo down, accantonati dopo le polemiche sollevate - tra gli altri - anche dal Giornale.
Per l’ex vincitore della «Ruota della fortuna» si è aperto un nuovo fronte. Il senatore pdl Achille Totaro e il consigliere provinciale Guido Sensi hanno depositato un dossier in procura sugli sprechi (diversi milioni di euro) dell’amministrazione provinciale targata Renzi. Già si sapeva che l’allora presidente voleva portare con sé in America i giornalisti a spese dell’ente pubblico per avere «buona stampa». Ora si scopre che ha sborsato 154mila euro in tre anni per pranzi e cene di rappresentanza, si è assegnato una carta di credito con copertura mensile di 10mila euro, nel 2007 è andato due volte negli Usa spendendo 70mila euro (da una denuncia ai carabinieri parrebbe che la documentazione sia andata perduta).

E poi le erogazioni a Florence Multimedia, i costi della manifestazione Genio Fiorentino (in buona parte per banchetti), la carissima Fondazione Strozzi. «È la provocazione di un fascistello», ha tagliato corto Renzi. Ma la magistratura ha già aperto un fascicolo.

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