Enrico Lagattolla
Un silenzio lungo trentanove secondi. Un buco nelle conversazioni tra la torre di controllo dellaeroporto di Linate e il Cessna tedesco, poco prima che questo in fase di decollo impattasse contro un aereo di linea della compagnia scandinava Sas, provocando la morte di 118 persone. Tutti i membri dellequipaggio, i passeggeri, due dipendenti dello scalo milanese che lavoravano nellhangar sul quale il Sas si è schiantato. Era l8 ottobre 2001.
Ieri, nel primo giorno del processo di secondo grado, la quarta corte dappello ha disposto - su richiesta della difesa - una perizia tecnica sulle bobine che conservano le registrazioni, che andranno anche tradotte dallinglese, per ricostruire gli istanti che hanno preceduto la collisione, spiegare quel lungo silenzio nelle comunicazioni, e meglio inquadrare le responsabilità dei quattro imputati: lex amministratore delegato dellEnav Sandro Gualano e il responsabile Enac di Milano Francesco Federico, condannati in primo grado a sei anni e mezzo di reclusione, oltre al controllore di volo Paolo Zacchetti e il direttore Enav di Linate Vincenzo Fusco, che ebbero otto anni.
Dopo gli interventi del sostituto procuratore generale Salvatore Sinagra, degli avvocati della difesa Massimo Pellicciotta, Paolo Siniscalchi e Rosario Minnita («Ci aspettiamo una valutazione che non sia emotiva, ma giuridicamente fondata»), la Corte si riunisce in camera di consiglio. Dopo quasi mezzora, la decisone è di tornare in aula il 17 novembre, per affidare lincarico di eseguire la perizia e permettere alle parti di nominare i propri consulenti, qualora ritengano di farlo.
Una decisione, quella della Corte, che sembra tranquillizzare anche lavvocato Paolo Dondina, legale di parte civile per il «Comitato 8 ottobre», che riunisce i parenti delle vittime. «Si disinnesca una bomba che poteva esplodere in Cassazione», dichiara Dondina al termine delludienza. «Con questa perizia si taglia la testa al toro. Se leccezione fosse stata presentata in terzo grado, avremmo corso il rischio di dover ricominciare daccapo». Dunque, «speriamo che la sentenza arrivi presto, magari subito dopo Natale».
Dello stesso parere Paolo Pettinaroli, che del Comitato è il presidente. «Va bene così, è meglio andare in Cassazione senza questioni lasciate in sospeso». «Anche se - continua - tornare in aula non è mai facile, nonostante siano ormai tre anni che il processo va avanti».
È piena, laula grande della Corte dAssise dAppello. Presenti i quattro imputati, i parenti delle vittime e Pasquale Padovano, lunico superstite della sciagura. «Giustizia», è quanto si aspettano tutti. Perché «da allora, è cambiato tutto nella mia vita».
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