Elena Jemmallo
da Milano
Le due ruote senza motore piacciono agli italiani che si spostano sempre più spesso in città e fuori città con la bicicletta. Ma proprio allItalia spetta il triste primato in Europa di vittime di incidenti in bici. Colpa spesso di autisti spericolati e segnaletica non rispettata, ma anche di strutture carenti: gli spazi per circolare in bicicletta allinterno delle metropoli sono spesso assenti e comunque non capillari in tutto il tessuto urbano.
Ma a parlare sono soprattutto i numeri elaborati per Centauro da Asaps, lAssociazione sostenitori amici della polizia stradale, sulla base delle rilevazioni Istat del 2003 (le ultime disponibili). In Italia sono morte in un anno 325 persone, mentre 10995 sono state coinvolte in incidenti ciclistici riportando ferite gravi. Le vittime italiane sono decisamente più numerose rispetto a quelle francesi (Oltralpe si sono registrate 249 vittime) e oltre un centinaio in più rispetto allOlanda (199 morti), che pure vanta una delle più importanti tradizioni ciclistiche tra i Paesi europei.
Un confronto che mette in luce il problema italiano in teminini di sicurezza stradale, per una pratica sportiva che è tuttaltro che marginale in Italia. Secondo la classifica stilata dal Coni, sulla base dei dati Istat del 2000, il ciclismo rientra nella top ten delle attività sportive più praticate dagli italiani e si posiziona al quinto posto, con 1.321.000 di appassionati, tra amatori e no. Anche in Olanda, Austria, Danimarca e Germania e in generale nei Paesi del Nord Europa i ciclisti sono tanti, ma sono molti anche i chilometri di percorsi protetti. Piste dedicate e isolate dalle strade, dove chi pedala non deve anche preoccuparsi delle auto e delle moto che lo sorpassano in velocità. Molto diversa (e più critica) è la situazione italiana: le piste a disposizione delle due ruote senza motore sono davvero poche e i ciclisti sono costretti ad addentrarsi sulle più insidiose strade pensate (e invase) dai mezzi a motore. In cima alla classifica (stilata nel 2002) del numero di metri di pista ciclabile è Sondrio (0,68 per ogni abitante), seguita da Cuneo (0,48) e Modena (0,42) mentre i numeri calano sensibilmente nei grandi centri: Venezia ha appena 0,09 metri ogni abitante, Bologna 0,08 e Torino 0,07. Decisamente carente nelle due grandi città: Milano con appena 0,03 e Roma 0,01.
Tornando ai dati dellAsaps, un discorso a parte va fatto per i ragazzi. Nella fascia detà compresa tra i 10 e i 14 anni, e solo nei primi mesi del 2003, sono rimaste vittime di incidenti in bici 23 ragazzi, e 2555 sono stati feriti.
Eppure le norme non mancano. Caschi protettivi e seggiolini per i più piccoli (dai 9 mesi ai 5 anni) sono solo alcuni degli accorgimenti che lUni, lente nazionale italiano per lunificazione ricorda sul suo sito internet. Cominciando dal casco, obbligatorio per i professionisti e caldamente consigliato per tutti gli altri, prima di tutto deve essere a norma: marchiato con la sigla «CE» e che garantisca unampiezza del campo visivo, un minimo di estensione della zona cranica coperta e che non limiti la capacità uditiva. Un casco a norma, inoltre, dovrebbe garantire una capacità di assorbimento degli urti fino alla velocità di 19,5 chilometri orari, ridotti a 16,5 nel caso di simulazione di urto contro il bordo di un marciapiede.
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