di Tim Haywood*
L'inverno 2015/2016 è stata una stagione difficile per i gestori absolute return, una fase che ha aperto punti interrogativi. Continuiamo a nutrire qualche timore sull'outlook per il mercato obbligazionario, sia per un incremento dell'inflazione sia per una maggior crescita. Negli Stati Uniti, le aspettative d'inflazione hanno raggiunto i livelli più alti degli ultimi 19 mesi; in Cina, i prezzi alla produzione sono tornati a registrare un segno positivo per il sesto mese di fila dopo 54 mesi consecutivi in negativo. Il dato è positivo anche in Svizzera, mentre nel Regno Unito l'inflazione, sia headline sia core, si attesta all'1,9%, un livello molto vicino al target obiettivo previsto dalla Bce. E non ci sono segnali di rallentamento di queste statistiche.
Alcune previsioni alludono a una detonazione più ampia per i dati sull'inflazione che verranno pubblicati alla fine della prossima primavera. Se ciò si verificasse, si tratterebbe di un elemento in grado di influenzare i prezzi delle obbligazioni. Al netto di tali considerazioni, ci attendiamo un incremento dei rendimenti obbligazionari nei mercati sviluppati per vari mesi, ma non senza brevi scossoni. Un tema che si sta sviluppando all'interno delle nostre strategie di investimento è il posizionamento favorevole a un irripidimento della parte lunga della curva dei rendimenti rispetto a quella corta. Tale posizionamento dovrebbe funzionare nel caso in cui, a fronte di una maggiore inflazione, le reazioni della Fed non dovessero essere giudicate sufficienti e quelle delle obbligazioni a lungo termine lo fossero.
Il nostro posizionamento rispetto ai mercati sviluppati è negativo in termini di duration a causa di due fattori di discreta volatilità. In primo luogo, l'incremento dei prezzi tra le materie prime è anticipatore di maggiori rendimenti obbligazionari. Inoltre, il momentum di più lungo periodo è ancora negativo in termini di prezzo. Nel contesto degli Emergenti, invece, la duration rimane significativamente positiva, nonostante una solida corsa, e adesso sono guidate da valute più forti e dalla diminuzione dell'inflazione locale. Sul fronte valutario, siamo abbastanza positivi sulla corona ceca, la rupia indiana, il peso cileno e la corona svedese. Al contrario, siamo meno ottimisti per quanto riguarda il dollaro, la sterlina, l'euro e la lira turca. Responsabile strategie
obbligazionarie
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