Arsenico e vecchi canestri. I tesorini del basket ti chiedono se riusciremo mai ad amarli anche quando litigano, si danno appuntamento in tribunale, quando straparlano, stravedono, si separano in casa cominciando dagli arbitri che hanno fatto poltiglie dell'autonomia ottenuta. No, cara gente. Non ce la faremo mai a seguirvi in questa vicenda che ora vede la Lega pronta a portare in giudizio la Federazione, non riusciremo a seguire il coro di chi pensa che per il bene del basket l'unica soluzione sarebbe quella di svenrasi, per affittare gente tipo il superbo Bryant.
Mancano due giorni alla super coppa di Forlì fra Siena e Cantù e già si discute sulla terna arbitrale, tre giorni all'inizio della A2, dieci alla massima serie che nasce zoppa, dopo la riammissione tardiva della gloriosa Reyer Venezia (che giocherà a Treviso fino a dicembre). Il presidente della Lega Renzi ,che nell'ultimo consiglio federale, quello costretto al pasticciaccio brutto di via Vitorchiano, non ha quasi aperto bocca, martedì, invece, durante l'assemblea delle società, ha annunciato che porterà al Tar la sentenza dell'Alta Corte del Coni e in tribunale la Federazione che ha varato il torneo degli zoppi andando contro un vecchio patto aziendale che prevedeva "mai tornei con un numero dispari di squadre.
Mossa della disperazione di chi spera di avere campo libero per poter pretendere 7 stranieri e 5 italiani per squadra, pronta al grande gesto del sei più sei. Un giochino che Dino Meneghin ha deciso di non accettare. Si è stancato di fare da parafulmine («L'Alta Corte ha avuto 40 giorni per decidere: lo ha fatto soltanto all'ultimo e noi ci siamo trovati a dover risolvere il caso in poche ore»), un risveglio che ci voleva dopo queste giornate all'arsenico: «Io al tavolo sulla convenzione per l'eleggibilità dei giocatori non mi siedo più. Non voglio stare sotto schiaffo, non faccio più il sacco dove tutti sparano pugni a casaccio. Il pasticcio lo ha creato la Lega che ora non può accusare la Federazione di colpe che sono solo sue. Vadano pure avanti a colpi di ricorsi ed esposti, invece di progettare qualcosa per migliorare il nostro basket. Ognuno pensa al suo orticello. Mi sono davvero stufato».
Era ora, caro presidente, anche se capiamo bene i tormenti di giornate dove avrebbe avuto bisogno di buoni consigli su una materia dove, chiaramente, faceva fatica ad orientarsi, invece di vedere soltanto facce di bronzo che prima votavano con lui e poi si preparavano alla trappola.
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