da Milano
«Flop», «fallimento» e «errore» sono i termini più usati in questi giorni per descrivere - a un anno dallapprovazione - il provvedimento dellindulto. Già, perché negli ultimi dodici mesi sono poche le previsioni del governo che si sono dimostrate veritiere in merito. Sbagliate le cifre e - soprattutto - estremamente carenti i progetti di reinserimento degli ex detenuti.
Pochi giorni dopo linchiesta de La Stampa, che aveva svelato come a beneficiare dellindulto fossero stati oltre 26mila detenuti (il 40% della popolazione carceraria, diecimila più del previsto), anche il magazine Vita svela una magagna. Quella del flop del reinserimento lavorativo.
Il settimanale dedicato al terzo settore, in edicola oggi, svela come - su 21.160 ex detenuti ancora in libertà - solo 96 siano stati impegnati in progetti di reinserimento lavorativo. Un numero risibile, una percentuale dello 0,45% che certo non basta a giustificare i 19 milioni di euro stanziati la scorsa estate dallesecutivo per promuovere questo tipo di «recupero».
Insomma, il piano post-indulto di supporto agli ex detenuti è stato un fallimento. Finora, a vedere la luce è stato il solo progetto promosso da Italia Lavoro, lagenzia del ministero del Lavoro. Tutti i 96 detenuti, secondo Vita, frequentano tirocinii sotto il cappello del progetto «Lavoro nellinclusione sociale dei detenuti beneficiari dellindulto» in 14 città.
Solo allo scoccare del primo anniversario dellindulto stanno cominciando a muovere i primi passi anche altre iniziative. Per esempio il progetto L.I.So.La., voluto dal Provveditorato allamministrazione penitenziaria della Lombardia, dalla Provincia di Milano e dai Comuni di Milano e Monza. Esperienze simili stanno per partire anche a Catania, Messina e Mondragone (Caserta), dove è iniziato il progetto pilota «Para-cadute», del ministero della Giustizia.
Iniziative che, però, sopraggiungono in grave ritardo. Uninerzia amministrativa che è una delle cause dellalto tasso di recidiva, dal momento che 5.528 persone (il 15% dei beneficiari dellindulto) sono già rientrate in carcere. Ai pachidermici iter burocratici che hanno rallentato lapprovazione dei progetti, si è affiancata unulteriore difficoltà, come spiega il presidente di Italia Lavoro Mario Conclave: «Difficile è stato anche intercettare i liberati. Fino ad oggi abbiamo ricevuto solo 233 richieste di reinserimento». Come a dire: lamministrazione sclerotica ha le sue colpe, ma se chi esce di galera non ha voglia di reinserirsi nel mondo del lavoro, cè poco da fare.
Resta comunque la scia di un provvedimento molto contestato e sul quale il governo non è mai stato davvero padrone di dati e prospettive (a partire dal valzer delle cifre tra il Guardasigilli Clemente Mastella e il dipartimento dellamministrazione penitenziaria dello scorso novembre). E restano i 21.064 ex detenuti non reinseriti.
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