Industria, ordini e fatturato meglio del 2009 Ok l’export

Fatturato e ordini dell’industria italiana migliorano rispetto al terribile 2009, ma i numeri dell’Istat dimostrano che la ripresa è ancora altalenante e tutt’altro che radicata. Anche sul fronte delle esportazioni, la situazione presenta luci e ombre: va bene il commercio con i Paesi extra Ue, però allo stesso tempo aumentano moltissimo le importazioni. E la cartina di tornasole sarà quella rappresentata dal commercio con l’Europa, dove si trovano i nostri principali partner commerciali.
In febbraio il fatturato dell’industria è diminuito del 2,6% sul mese precedente (2,4% sul mercato interno e 3% su quello estero); sempre rispetto a gennaio, gli ordini hanno registrato una flessione dello 0,4%. Su base annua, cioè nei confronti del febbraio del 2009 il fatturato ha fatto segnare un +3,8% e gli ordini un consistente +4,8%. La variazioni positive più ampie, per quanto riguarda il fatturato, riguardano i prodotti chimici (+25,2%), la fabbricazione di prodotti petroliferi raffinati (+15,8%) e le autovetture (+12,3%). La coda degli incentivi ha spinto in forte rialzo il fatturato del settore degli autoveicoli (+31,2%); ma allo stesso tempo, la conclusione delle agevolazioni ha prodotto un calo sensibile degli ordini (-14,9%).
Quanto al commercio con i Paesi extra-Ue, le aree di maggior successo sono la Turchia (+57%), i Paesi del Mercosur (il mercato comune del Paesi latino-americani) con un +52,1% e i Paesi asiatici Asean (+35,3%), l’India (+25,9%) , i Paesi dell’Oceania (+25,2%) e la Cina con un +10,4%. Dal lato delle importazioni, che registrano in marzo l’aumento annuale più forte del 2006, spicca la Cina con un incremento del 43,3%, seguita dalla Russia e dalla Turchia. Il saldo commerciale extra-Ue di marzo segnala un disavanzo di 1 miliardo e 213 milioni di euro (12,3 miliardi di esportazioni contro 13,5 miliardi di importazioni).


Secondo il viceministro dello Sviluppo economico Adolfo Urso, anche il dato sulle importazioni va letto in chiave positiva perchè quando, in un Paese trasformatore come l’Italia, aumenta l’import «vuol dire che la macchina industriale si è rimessa in moto». Cgil, Cisl e Ugl, sulla base dei dati su fatturato e ordini, non sembrano altrettanto ottimiste.

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