Stefania Scarpa
Un blitz tra i negozi gestiti da extracomunitari allEsquilino per controllare la merce in vendita nellambito delle iniziative contro la diffusione del virus dei polli. Lo hanno effettuato ieri mattina i carabinieri del Nas, il nucleo antisofisticazione. Loperazione si è svolge in assoluta discrezione e i militari non hanno rivelato alcun aspetto di essa. «Hanno controllato le etichette dei polli - racconta un commerciante bengalese finito nel mirino dellArma con il suo banco di macelleria al mercato rionale - e i nostri documenti. Erano una decina di carabinieri, e sono arrivati verso le otto. Per quanto mi risulta, non ci sono stati sequestri di nessun genere».
Sotto osservazione, ovviamente, soprattutto i banchi di pollame e carne. Il quartiere da alcuni anni è abitato prevalentemente da cittadini extracomunitari, e molti sono i negozi di alimentari gestiti direttamente da cinesi, bengalesi e indiani, mentre si registra una netta diminuzione degli esercizi i italiani. «Effettuando questi controlli, ci hanno fatto un favore - sottolinea il titolare di una macelleria - così la clientela è più tranquilla, anche se la vendita di carni bianche nellultimo periodo è diminuita perché la gente ha paura. Ma perché questi controlli non sono fatti anche nei centri commerciali? Perché vengono solo nei mercati rionali?».
I commercianti stranieri, dal canto loro, lamentano una disparità di trattamento rispetto ai loro colleghi italiani: «I carabinieri hanno avuto un occhio di riguardo per gli italiani - spiega un macellaio del Bangladesh - i controlli dei loro esercizi sono stati più veloci e meno rigidi. A me hanno fatto una multa di 150 euro e, a per quanto ho visto io, le contravvenzioni sono toccate solo agli stranieri». Il pollame controllato è risultato sicuro, ma non sono mancate le multe per il rispetto delle norme igieniche. «Le multe che hanno fatto non riguardavano la vendita dei polli, ma altre questioni» ribadisce un commerciante italiano, il quale poi sottolinea come i controlli, al mercato, sono abbastanza regolari, soprattutto nel settore ittico.
E intanto è polemica sulla possibilità di sospendere la caccia nel Lazio. Unipotesi molto concreta secondo lassessore regionale allAmbiente Angelo Bonelli e sostenuta anche dal collega di partito, il deputato Paolo Cento: «Chiudere la caccia è una scelta necessaria, sollecitata non solo dal mondo ecologista ma da molti esperti sanitari che si stanno interrogando su come contrastare il virus dell'influenza aviaria». Proprio ieri il sottosegretario alla Salute Cesare Cursi ha accolto, nel decreto che contiene le misure contro linfluenza aviaria che sarà esaminato oggi in commissione sanità al Senato, lemendamento della senatrice verde De Petris che vieta la caccia con i richiami vivi. Ma il ministro della Salute Francesco Storace è contrario a iniziative isolate: «Ho parlato con il presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo perché un suo assessore ha lanciato la proposta di bloccare la caccia nella Regione. Non ne capisco il senso se viene questa bloccata nel Lazio e non in Toscana, ad esempio. Decideremo in un tavolo comune anche con il mondo venatorio. Spero si arrivi a soluzioni condivise».
Contrarissimi ovviamente i cacciatori della nostra regione. «Lassessore Bonelli - afferma in una nota lArcicaccia Lazio - non ha perso loccasione per acquisire visibilità sfruttando la giusta preoccupazione dei cittadini italiani per leventuale rischio di pandemia. Sul tema dellinfluenza aviaria si stanno cimentando le Nazioni Unite, l'Organizzazione mondiale per la sanità, la Fao, la Comunità europea e diversi istituti di ricerca e dallautorevolezza di tanto lavoro scaturiranno quelle scelte necessarie alla salvaguardia della salute pubblica che noi accetteremo senza discutere.
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