Influenza suina: al San Martino si vuole vaccinare solo uno su tre

Una stanza, i primi vaccini per l'influenza suina messi a disposizione dal Ministero della Sanità ed una decina tra medici e infermieri pronti a rendersi immuni al virus: è così che l'ospedale San Martino ha dato inizio alla distribuzione di vaccinazioni contro l'A-H1N1, la malattia respiratoria tipica dei maiali che dopo essere scoppiata in Messico ad aprile è stata etichettata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità come pandemia. I primi destinatari del vaccino saranno gli operatori sanitari e sociosanitari, ovvero chi opera negli ospedali, nelle case di cura o nei servizi residenziali per minori. Una scelta legata al pericolo che rappresenta la suina, «un problema di salute pubblica per il numero di soggetti a rischio», fa sapere il direttore sanitario dell'ospedale San Martino, Gianni Orengo: il pericolo del virus A-H1N1, tengono a specificare i medici, non è la mortalità, dal momento che la suina è un'influenza che non ha nulla di diverso da quelle stagionali, quanto il rischio di intasamento del sistema pubblico nel fronteggiare le possibili complicanze di un'eventuale e temuta pandemia. Gli operatori sanitari hanno quindi la precedenza, seguiti dai soggetti più a rischio come le donne al secondo o terzo trimestre di gravidanza, i bambini dai 6 mesi ai 17 anni e gli adulti di età inferiore a 65 anni con patologie croniche: nel corso di questi mesi infatti, il maggior numero di casi ha coinvolto gente entro i 30 anni. La terza fase di distribuzione coinvolgerà le forze dell'ordine e la protezione civile, fino ad arrivare in un quarto momento agli insegnanti e a chi opera in uffici pubblici. Non è necessaria la prescrizione per accedere alle vaccinazioni e non è possibile riceverle dal proprio medico curante o dalle Asl: bisogna recarsi a San Martino, ma la prassi consigliata per chi fa parte delle categorie coinvolte è di consultarsi con il medico di famiglia per verificare l'effettiva necessità del vaccino. Il numero di vaccinazioni a disposizione infatti non è illimitato: «La Liguria avrà accesso a 450 mila dosi - annuncia l'assessore regionale alla Salute, Claudio Montaldo -che verranno divisi in due tranche: la distribuzione sarà periodica, con 12 mila vaccini a settimana».
Agli scettici sul vaccino, a chi dubita dell'efficacia dell'antidoto o della corretta sperimentazione fatta dalle case farmaceutiche, il professor Giancarlo Icardi, direttore del dipartimento di Igiene di San Martino, risponde con dati alla mano: dopo una fase di sperimentazione effettuata dallo stesso ospedale su 90 soggetti, la tollerabilità del medicinale si è dimostrata alta, come anche la sua capacità di consentire lo sviluppo di anticorpi contro la malattia. «L'importanza che gli operatori sanitari si sottopongano alla vaccinazione è data dal fatto che serve a proteggere se stessi, ma soprattutto a tutelare il sistema che durante le eventuali ondate epidemiche dovrà dare risposte efficienti» sottolinea Icardi. Il fatto che siano stati impiegati pochi mesi per trovare una formula efficace contro il virus A-H1N1 non deve essere interpretato come un segno di poca affidabilità: le ricerche fatte in passato infatti, per trovare una soluzione contro l'influenza aviaria, hanno permesso di minimizzare i tempi necessari a trovare questo vaccino. Rendersi immuni al virus A-H1N1 poi può essere complementare alla prevenzione dell'epidemia stagionale d'influenza invernale: la classica vaccinazione può essere fatta addirittura lo stesso giorno di quella anti-suina, seguendo una determinata prassi, oppure dopo un intervallo di 15 giorni.
I semi sono stati lanciati, ora bisogna vedere se attecchiscono. Tra i dipendenti del San Martino infatti è ancora basso il numero di persone che hanno richiesto la vaccinazione: le adesioni in tre giorni sono state inferiori ad un terzo del personale, che conta tra infermieri, medici e operatori sanitari in generale oltre 3 mila persone. Potrebbe essere complice il numero piuttosto ridotto di episodi di influenza suina nella regione. I casi clinici di sindrome influenzali A-H1N1 sono stati 800, di cui solo una minoranza è stata ricoverata e seguita sotto osservazione per pochi giorni: 67 quelli confermati per i quali è stata necessaria l'ospedalizzazione. All'interno dell'ospedale San Martino poi sono stati due i medici che hanno contratto il virus: entrambi i soggetti, che non hanno contagiato nessuno, erano medici tornati da convegni all'estero a fine estate.

Il piano d'azione delineato dai vertici dell'ospedale genovese è per ora di forma puramente preventiva: il nosocomio infatti ha messo insieme anche un sistema di indicatori per riconoscere in tempo l'ondata pandemica. I dati raccolti fino ad oggi tranquillizzano, non danno avvisagli di diffusione del virus: attualmente siamo al gradino più basso dei livelli di allerta fissati dall'Oms.

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