Informazione, il web succhia la ruota alla carta stampata

Caro Granzotto, prescindendo dai contenuti possiamo dire che la prova di forza di Michele Santoro e soci ha segnato l’affermarsi anche in Italia di Internet come nuovo mezzo di comunicazione e informazione? Pare siano stati milioni gli utenti che hanno seguito Non solo Rai sul web: ci troviamo di fronte a una rivoluzione copernicana o secondo lei è solo un fuoco di paglia?
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Come avviene per i comizi, anche sugli ascolti e sui «contatti» rastrellati da Santoro le cifre divergono, ma è chiaro comunque che con Non solo Rai il tribuno dei «sinceri democratici» ha ottenuto un buon successo. Diciamo pure che il suo pubblico, quello che gli è fedele in tv, non ha marcato visita, rispondendo all’appello e attrezzandosi per seguirlo in loco a Bologna, sulle emittenti private e via Internet. Dire però che il successo santoriano segni anche quello di Internet quale arrembante mezzo di comunicazione, tale comunque da far impallidire quelli tradizionali (televisione, radio e carta stampata), mi pare fuor di luogo. Diciamo subito che nel nostro caso il computer e tutte le meraviglie che contiene si è limitato a sostituire lo schermo televisivo. Così come per Non solo Rai, anche Enrico Mentana col suo Mentana condicio, ideato proprio per il web e diffuso sul sito del Corriere della Sera, non ha fatto che riproporre la formula televisiva, studio compreso, facendo dunque ricorso alle immagini in movimento e al sonoro che non appartengono propriamente alla comunicazione via Internet. La quale ha il suo punto di forza nell’interazione, nella opportunità offerta all’internauta di interagire intervenendo con un giudizio, un commento o una opinione (il così detto «post» ovvero messaggio testuale, da cui l’orrendo «postare», inviare un «post» per la pubblicazione). Nei casi di Mentana e di Santoro il computer e la Rete hanno dunque avuto la pura e semplice funzione di supporto tecnico per consentire i flussi di dati audio e video: come dicevo, un semplice surrogato dell’apparecchio televisivo.
C’è poi da dire che ancora una volta il veicolo privilegiato (e idolatrato) della comunicazione informatica è andato a rimorchio della bistrattata carta stampata. Nel senso che gli internauti hanno acceso il computer connettendosi ai siti deputati perché avevano appreso dai giornali che alla data ora Santoro o Mentana sarebbero stati in Rete. D’altronde anche i blog (ma sì, spieghiamolo: blog è la contrazione di «web log», giornale, diario in Rete) che come gli chassepots a Mentana pare facciano miracoli, di quello vivono: di carta stampata. Cesellano, commentano, chiosano e postillano ciò che compare nei quotidiani (o in televisione, talvolta). C’è un solo sito che alle volte anticipa gli organi di informazione tradizionali: Dagospia, creatura dell’intelligente e furbo Roberto D’Agostino che ne ha fatto il collettore delle chiacchiere e delle indiscrezioni del salotti romani. Il restante - e si parla di centinaia se non migliaia di blog - si limita a ruminare, anche se sarebbe da sciocchi negare loro una utilità sociale e anche politica. Quei tre o quattro più seguiti sono in grado di mobilitare i propri aficionados e riempire una piazzetta, e non è poco.

Tuttavia, il loro diuturno attivismo o «dialogo» se preferisce, caro Bonanni, il loro ruolo di opinion maker e dunque il potere di influenzare l’opinione pubblica è limitato all’orticello degli accoliti e non si libra mai al di fuori del frazionatissimo e iniziatico circuito telematico. E si figuri se ciò dovesse mai dispiacere a un devoto alla carta stampata come me.

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