Politica

INGANNO TECNICO

Nelle democrazie occidentali c'è la tradizione di concedere ad un nuovo governo almeno tre mesi di pausa prima di valutarlo. Purtroppo l'incredibile e preoccupante confusione che caratterizza le prime mosse del governo dell’Unione rende molto difficile rispettare questa regola.
Andiamo con ordine. Prodi ha detto a Bruxelles: «Abbiamo letto sui giornali di un grande allarme sui conti pubblici. È un allarme serio che condivido, e ne abbiamo discusso con i sindacati e Confindustria, ma non abbiamo ancora parlato di cifre». Ma se un governo condivide vuol dire che ha le cifre. Se non le ha cosa dovrebbe condividere? Se le ha le dica. Ma non le dice. E con Confindustria e sindacati di cosa hanno parlato? Qualche cifra Prodi doveva averla in mente se ha garantito la riduzione del 5% del cosiddetto cuneo fiscale per le imprese. Ma non è una cifra perché ha detto che non ha ancora parlato di cifre. Surreale.
Sia chiaro: non che Prodi ci sorprenda. Alle sue vaghezze (e non solo) siamo ormai abituati. Ma un po’ più di chiarezza potremmo aspettarcela dal ministro dell’Economia Tommaso Padoa Schioppa che ha fama - meritata - di tecnico rispettato e rispettabile. Il ministro dell’Economia ha usato parole serie: è illusorio, ha spiegato, ridurre il deficit con nuove tasse perché poi in questo modo si deprime la crescita. È un'ovvietà, dirà qualcuno. Ma significativa perché rivolta anche a un governo condizionato da una sinistra «tassista». Ma Padoa ha anche detto che la situazione di oggi è peggiore di quella del '92, quando, lo ricordiamo, la situazione era talmente grave da richiedere una tassazione straordinaria ed immediata, di cassa per intenderci. Spieghi lo stimato Tps, come il ministro dell’Economia viene familiarmente chiamato, se è questo a cui pensa. Sta forse preparando una stangata da brivido? Ma allora come si spiegano le affermazioni sull’inutilità di un intervento sulle tasse? In teoria le due dichiarazioni potrebbero, sforzandosi, stare insieme nel seguente scenario: si fa una stangata con una tassa speciale una tantum per il riequilibrio dei conti a breve, ma poi non si alzano tasse in modo permanente. Sta in piedi? No, la Commissione europea, chi assegna il voto al nostro debito pubblico (agenzie di rating), la Bce e il Fmi, insomma tutti i giudici dell'economia italiana vogliono una sola cosa: riequilibrio strutturale, e non solo contingente, dei conti pubblici. Cioè tagli alla spesa con il corredo di più Pil che implica meno tasse e rigidità. Infatti Tps ha annunciato una politica in tale direzione. Ma perché allora la citazione enfatica del '92? È un messaggio preventivo all'estrema sinistra favorevole alla spesa allegra per far capire che i tagli dovranno esserci e saranno dolorosi? Altro non vedo. Ma Tps come spera di convincere Rifondazione, Comunisti italiani, Verdi e corrente tassista dei Ds a rinunciare al modello «più Stato & tasse» senza rischiare la dissoluzione di una maggioranza che tra l’altro al Senato si regge su pochissimi voti? Tra l’altro il ministro dell’Economia ha accettato che Visco ottenesse la delega del fisco con poteri ministeriali pari ai suoi: il che non lo rafforza di certo.
Spiace sospettarlo, ma c'è la sensazione che Tps venga utilizzato da Prodi e i suoi per rassicurare Ue e Bce, ma che la politica economica venga decisa altrove. E che i moderati ed i validi tecnici come lui servano soprattutto a coprire le scelte che di moderato non hanno nulla. www.

carlopelanda.com

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