In Inghilterra il pubblico impiego non ha mai avuto un grande richiamo presso la cosiddetta «working class». Oggi poi, la definizione di «civil servant» non gonfia il petto di nessuno. Semmai aumenta i casi di insonnia e di attacco di panico. A causa della crisi economica, ovviamente.
Il Chartered Institute of Personnel and Development ha interrogato un campione di duemila persone. Lo studio, pubblicato dal «The Guardian», rivela che due impiegati pubblici su tre si sentono stressati per le condizioni di precarietà in cui è precipitato anche il settore statale dopo i recenti tagli voluti dal governo guidato da David Cameron. Uno su quattro ritiene molto probabile addirittura il licenziamento entro breve.
Dall'amministrazione comunale di Leeds al sistema sanitario londinese sono tanti gli enti pubblici che hanno promesso che gli incubi dei lavoratori diventeranno presto una dura realtà. Il Comune di Leeds, ad esempio, ha annunciato entro aprile un taglio alla spesa pubblica di 90 milioni di sterline (mica spiccioli). E per arrivare a questo obiettivo sacrificherà ben 1500 dipendenti che saranno quindi costretti a lasciare il proprio posto di lavoro entro i prossimi 12 mesi. Dal canto suo il sistema sanitario nazionale (National Health Service) ha annunciato che nella sola città di Londra saranno tagliati 630 posti letto (mentre il personale ospedaliero sarà ridotto di duecento unità).
Il GBM, una delle più potenti sigle sindacali inglesi, ha lanciato un allarme davvero inquietante. Secondo le previsioni dei rappresentanti dei lavoratori sono a rischio ben 150mila posti di lavoro in tutto il Regno Unito.
D'altronde una delle promesse in campagna elettorale dei Tories fu quella di ridurre il debito nazionale con una serie di drastici tagli nel settore pubblico. Avevano anche immaginato delle cifre: la più accomodante era di 12 miliardi di sterline, da risparmiare tra tagli al personale e riduzione dei servizi erogati e delle commesse pubbliche.
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