Gli inglesi si impossessano della Città Proibita ma per mostrare i tesori del British Museum

da Pechino

«Britain Meets the World». Il titolo della mostra («La Gran Bretagna incontra il mondo») è uno di quegli eufemismi per i quali gli inglesi sono giustamente famosi, visto che essa presenta cimeli, per lo più archeologici, di varia origine e normalmente conservati al British Museum di Londra. Ma anche il posto dove la Mostra si svolge è dei più inattesi: l’ex reggia imperiale, la Città Proibita di Pechino. Va detto che le date a quo e ad quem, 1715 e 1830, sono state scelte per evitare di soffermarsi sul periodo, dal 1840, in cui si potrebbe dire, con pari eufemismo, «Britain Meets China»: ovvero le guerre coloniali per imporre alla Cina il commercio (britannico) dell’oppio indiano.
Naturalmente non è stata una leggerezza o una distrazione. Se c’è un governo al mondo che connette sempre storia e politica, è quello cinese.

Perfino la rivoluzione culturale fu annunciata da Mao ricorrendo a un evento culturale: un dramma rappresentato nel 1965 e una sua recensione! Se si può dare un significato all’avere dato proprio la Città Proibita benevola ospitalità a simil mostra (il biglietto d’ingresso all’una dà accesso all’altra), è ricordare indirettamente come i cimeli “inglesi” esposti furono asportati dai Paesi d’origine in “incontri” movimentati e giustificati solo dal diritto del più forte. Le merci cinesi oggi sono meno preziose, ma almeno esse «meet the world» per libera adesione degli acquirenti.

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