Inizia dal signor Rossi la rivoluzione di Lippi

A Sofia non tutti i giovani hanno dato il massimo, ma il ct ha già tracciato la strada del rinnovamento. E lo "spagnolo", promosso titolare con il Montenegro, è il simbolo delle sviste di mercato dei nostri club

Inizia dal signor Rossi 
la rivoluzione di Lippi

Sofia - Forse bisogna passare dalle parti di Sofia per intercettare le energie che si dispiegano dentro il pancione del calcio italiano. Forse bisogna assistere al debutto incoraggiante di Pepe, alle critiche riscosse da Montolivo e alle lodi per lo spezzone apparecchiato da Giuseppe Rossi per capire il cambio della guardia che sta avvenendo dentro le viscere della Nazionale campione del mondo. Sottovoce, come direbbe Gigi Marzullo. Basta dare un'occhiata all'anagrafe di otto esponenti del gruppo (cui oggi, via Udine, si aggiunge Quagliarella, rimpiazzo dello squalificato Toni) per leggere, in controluce, il futuro azzurro e la discutibile vista di molti tecnici di casa nostra. Curci (classe 1985), Chiellini ('84), Santacroce ('86), De Rossi ('83), Montolivo ('85), Nocerino ('85), Giuseppe Rossi ('87), Pepe ('83) rappresentano il trenta per cento del gruppo radunato da Lippi prima di affrontare in sequenza Bulgaria e Montenegro, rivali di discreto spessore.

È vero, l'operazione è figlia, in parte, dell'emergenza (una striscia di infortuni a ripetizione che stanno mettendo in ginocchio i club), in parte del convinto metodo del ct, lesto sin dai primi giorni del suo secondo mandato nel dichiarare l'intenzione di «accelerare i tempi nei confronti di giovani promettenti». Si può allora discutere se Montolivo è ancora acerbo oppure no, se Pepe può e deve migliorare il contributo al gioco d'attacco, ma non si può certo dubitare del talento e del futuro di Chiellini, per esempio, un pilastro, specie se guidato dal carisma di Cannavaro, oppure della vivacità, una specie di benefica scossa, procurata dall'ingresso di Rossi al posto di Di Natale, per una sera senza le stelline ai piedi.

Non è sempre agevole avventurarsi per questa strada. Specie se la resa, i risultati collezionati cioè, non dovesse essere quella prevista, e cioè la facile qualificazione a Sud Africa 2010. Ma è un destino inevitabile. A cui non bisogna sottrarsi frugando ben bene dentro il vivaio nazionale rischiando anche di lasciare a piedi l'under 21 costretta, nell'occasione, a rimediare un modesto 0 a 0 con Israele avendo perso per strada i suoi decisivi interpreti. Meglio qualche trofeo in meno di quella rappresentativa che una ritardata fioritura della beat generation di azzurri. Tra qualche tempo può venire pronto Borriello (ahi, ahi signor Donadoni), tra qualche tempo busserà alla porta Mario Balotelli (Mourinho, pensaci tu), tra qualche tempo capiremo gli errori commessi da alcuni celebrati tecnici del campionato.

È spiegabile in qualche modo la necessità di Giuseppe Rossi di trovare spazio e credito in Spagna? Un altro esempio didascalico arriva dalla Francia che continua a segnalare le qualità di Gourcuff, centrocampista di valore scovato da Ariedo Braida e rimandato indietro, in prestito, per fortuna del Milan, a tentare un recupero che appare già compiuto, scolpito dal gol strepitoso firmato con i bleus e dal sigillo contro la Roma in Champions. Ancelotti, decano degli allenatori conservatori, dovrebbe recitare il mea culpa.

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