I primi saranno i lombardi assieme ai veneti e ai piemontesi. Gli ultimi i siciliani. Ma giorno più, giorno meno, per 7 milioni e 740mila studenti italiani è l’ora di ricominciare. E da lunedì prossimo, la campanella di inizio lezioni sarà il tormentone quotidiano degli alunni che invaderanno le 375mila classi delle 42mila scuole statali, dall’infanzia alle superiori. Un altro milione circa (soprattutto bambini della scuola dell’infanzia) si siederanno, sulla base delle rilevazioni di Tuttoscuola, sui banchi delle scuole paritarie. La prima novità (negativa) dell’anno è che seimila insegnanti saranno di troppo perché si ridurranno le classi. Ogni aula ospiterà in media 20,7 alunni (contro i 20,6 del 2006). L’anno scorso, invece, la popolazione scolastica era simile a quella attuale (1.500 alunni in meno), ma le aule a disposizione erano quasi ottocento di più.
Ormai è un trend che si consolida a causa della bassa natalità. Anche quest’anno, infatti, continua il calo di alunni, di classi e di insegnanti al sud e nelle isole, circa 44mila in tutto. Nessun ordine di scuola meridionale è stato risparmiato da questa emorragia: nelle scuole primarie mancheranno più di 14mila scolari sui cinque anni di corso, nelle scuole medie più di 16mila distribuiti su soltanto tre anni di corso. Nei prossimi anni il crollo di iscrizioni toccherà agli istituti superiori, che quest’anno ha già «perso» 9mila unità. In controtendenza invece il Nord dove siederanno circa 36mila studenti più dell’anno scorso, grazie anche alla presenza di circa 500mila alunni extracomunitari.
Bassissime le percentuali di richiesta del tempo pieno da parte delle famiglie del Sud; al Nord, invece, avviene esattamente il contrario. Il nodo dei tagli viene al pettine. Il pianeta scuola è a rischio tagli.
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