Inter-Juve 0-0 il ritorno della partita perfetta

di Tony Damascelli

Si può essere felici di una partita senza un solo gol? Sembra di sì, rileggendo cronache e ascoltando commenti di Inter-Juventus, ultima edizione, addì domenica tre di ottobre. Sosteneva Gianni Brera che lo 0 a 0 rappresenta il risultato perfetto, significa infatti che le squadre si sono affrontate ma che i loro accorgimenti di gioco, la difesa in breve, sono stati coerenti e costanti; che nessuno dei partecipanti sia arrivato al gol, semmai all’occasione, e che i portieri, in ultima battuta, abbiano compiuto il proprio dovere. Non il miracolo, tesi che faceva inumidire le lenti degli occhiali ad Annibale Frossi: «Un portiere non fa miracoli, un portiere non para l’impossibile, un grande portiere para il possibile. E, dunque, zero a zero è il risultato giusto, ideale. E non è vero che se un centravanti (sostantivo ormai desueto, ndr) segna dieci gol, cinque centravanti mandati in campo ne segnino 50!». Elementare. Caro professore Annibale.
Ma “ideale” si fa per dire, se così fosse il calcio non sarebbe un gioco ma una sonata dodecafonica di un’ora e mezzo con eventuali supplementari da esaurimento nervoso. Chi inventò il football non pensò certo di convocare un gruppo di giocatori, di consegnare loro un pallone perché si divertissero a calciarlo senza però che la sfera di cuoio finisse in porta, al tempo priva ancora della rete. Il gol è orgasmo, tanto per restare nel linguaggio breriano, il gol è il motivo per cui si dribbla l’avversario, si passa il pallone, lo si colpisce di testa, di interno, di collo (del piede) pieno, di esterno, di zembo, di tacco, il gol è il raggiungimento del risultato anche se la tattica prevede l’azione più che il completamento della stessa, anzi, in alcuni casi (vedi alla voce Zeman) un goleador su azione fantastica e individuale (vedi alla voce Boksic) viene rimproverato, per egoismo e mancanza di geometrie, dal suddetto boemo.
Ma lo 0 a 0 di domenica sera ha soddisfatto chi ha bisogno di questo tipo di emozioni, superficiali, chi, osservando un incontro di boxe, si accontenta della scherma pugilistica e non dei colpi veri che piegano le gambe dell’avversario.

Per gli spagnoli, un popolo che va allo stadio per divertirsi con i gol, non soltanto con il quattrotretre e le ripartente, la partita di San Siro è stata «insipida e noiosa», così ha titolato il quotidiano Marca che aveva la pancia piena del contemporaneo 6 a 1 del Real Madrid sullo sciagurato Deportivo. Ma, come dicono i nuovi profeti della tattica, quello è un altro calcio. Viva lo 0 a 0, dunque, o come scriveva Brera viva l’1 a 1, che non fa male a nessuno.

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