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Intercettazioni, Di Pietro: "Napolitano non firmi" Abuso d'ufficio: Genchi indagato per l'archivio

Il leader dell'Idv al Capo dello Stato: "Visto che voteranno tutti con la mano alzata come soldatini, il presidente si chieda se questa legge sia davvero costituzionale". Il Pdl: "Non intimidisca il Quirinale". L'Anm: "Modifiche irragionevoli" Inchiesta a Roma sull'archivio telefonico di Genchi

Intercettazioni, Di Pietro: "Napolitano non firmi" 
Abuso d'ufficio: Genchi indagato per l'archivio

Roma - Stavolta il leader dell'Italia dei valori si rivolge al Capo dello Stato per insultarlo - come ha fatto di recente - ma invocandone l'intervento affinché non firmi la legge sulle intercettazioni all’esame della Camera. "Io risulto denunciato - ha detto Antonio Di Pietro - da uno degli avvocati di Berlusconi per aver detto che il Lodo Alfano umilia le nostre istituzioni, e avrei preferito e preferirei che il Capo dello Stato su questo tema, come sulle intercettazioni, possa intervenire".

"Lo voteranno come soldatini" "Ebbene ora ribadisco - ha aggiunto l'ex pm - adesso che arriva al Capo dello Stato il provvedimento sulle intercettazioni, che qui in parlamento voteranno tutti per alzata di mano come soldatini, si chieda il Capo dello Stato se questo provvedimento sia costituzionale o no; o se non si umilia ancora una volta la funzione della giustizia, costituzionalmente garantita, come legge uguale per tutti".

Capezzone: non intimidisca il Quirinale "È a dir poco sgradevole il fatto che ancora una volta il signor Di Pietro stia cercando di intimidire il capo dello Stato, o comunque di trascinarlo impropriamente nell’arena politica. Capisco che cerchi disperatamente, alzando questo polverone, di nascondere i suoi guai familiari e di partito, ma è indecente che l’ex pm usi il Quirinale e il nome del presidente della Repubblica per fare questo giochino". È quanto afferma il portavoce di Forza Italia, Daniele Capezzone, replicando alle parole del leader di Idv sulle intercettazioni. 

Anm: "Modifiche irrazionali" Sono "irrazionali" le proposte di modifica presentate dal governo al ddl intercettazioni, tanto da "vanificare di fatto, per la quasi totalità dei reati, la possibilità di utilizzare un fondamentale e insostituibile strumento di indagine". L’Associazione nazionale magistrati torna ad esprimere la sua "netta contrarietà" al provvedimento del governo. "Il requisito dei ’gravi indizi di colpevolezzà, che presuppone un quadro probatorio identico a quello necessario per le misure cautelari personali - afferma l’Anm in una nota - snatura l’istituto e lo trasforma da mezzo di ricerca della prova a strumento praticamente inutile". Inoltre, nei procedimenti contro ignoti, "l’unica intercettazione possibile sarà quella dell’utenza della persona offesa e solo con il consenso di quest’ultima".

Il fatto poi che la durata massima delle intercettazioni sia fissata "in soli 45 giorni, eccezionalmente prorogabili fino a 60" è "irragionevole".

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