Roma - Codice di comportamento con stangata. Scottato dagli abbandoni dei «cittadini» eletti al Parlamento nazionale, Beppe Grillo tira fuori la sua proposta choc. I prossimi parlamentari europei a Cinque Stelle dovranno sottoscrivere un impegno formale al versamento di 250mila euro (da devolvere poi in beneficenza) qualora, una volta sfiduciati dagli attivisti, dovessero rifiutare di dare le dimissioni. Una sorta di assicurazione anti-tradimento o di penale a garanzia del rispetto del voto difficilmente applicabile in concreto (lo Statuto dei deputati del Parlamento europeo impedisce accordi di questo tipo), ma comunque esemplificativa di un problema e di un virus - quello del trasformismo - di cui le assemblee elettive soffrono in maniera sempre più evidente. Peraltro considerato che gli eurodeputati percepiscono 8mila euro al mese di retribuzione, più 4.300 euro di spese generali, più un'indennità di 304 euro per ogni giorno di presenza e sono gli unici che hanno la certezza di durare in carica 5 anni, gli eventuali «transfughi-pagatori» potrebbero tranquillamente ammortizzare la mega-multa (in una legislatura nelle tasche degli eletti a Strasburgo finisce circa un milione di euro).
Ma cosa accadrebbe se la «clausola Grillo» venisse applicata al Parlamento nazionale dove il cambio di casacca è sport praticatissimo? L'incasso potenziale per i partiti rimasti vittime di sostanziose fughe parlamentari sarebbe di tutto rispetto. Se nella scorsa legislatura i campi di casacca furono 180, in questa in un solo anno ce ne sono già stati 112 (56 alla Camera compresi i due deputati che hanno lasciato il Misto e 56 al Senato).
Il partito più colpito è stato Forza Italia. La formazione di piazza San Lorenzo in Lucina ha perso da inizio legislatura 59 parlamentari: 29 deputati e 30 senatori. Ebbene se tutti venissero obbligati a pagare i 250mila euro, nelle casse azzurre finirebbero 14 milioni e 750mila euro. Il secondo partito che otterrebbe più benefici di cassa sarebbe Scelta Civica. La creatura nata per dare seguito all'esperienza governativa di Mario Monti ha perso 20 deputati e 13 senatori dal marzo 2013. Il risarcimento per il partito oggi guidato da Stefania Giannini sarebbe di 8 milioni e 250mila euro. In terzo posizione ci sarebbe il Movimento 5 Stelle il quale, con 5 cambi di casacca a Montecitorio e 12 a Palazzo Madama, potrebbe contare su 4 milioni e 250mila euro. Infine la Lega con un solo «ribelle» otterrebbe un assegno da 250mila euro. Volendo ci sarebbero anche i 2 deputati persi dal Gruppo Misto ma non essendoci una vera casa politica di appartenenza, l'individuazione del destinatario del versamento risulterebbe complicata.
Al di là delle provocazioni grilline restano i numeri, decisamente impietosi, della transumanza. Il vizio del trasformismo e della conversione post-voto non accenna a diminuire. Michele Ainis nell'ultimo numero de l'Espresso è tornato a proporre due possibili rimedi. Uno prevederebbe lo stop alle deroghe per la costituzione dei soli «microgruppi», quelli sotto la soglia dei 10 senatori e dei 20 deputati. L'altro vieterebbe del tutto la costituzione di nuovi gruppi al di fuori del verdetto delle urne. Nella scorsa legislatura il senatore Pd Roberto Della Seta propose una legge costituzionale dagli effetti draconiani: decadenza per ogni parlamentare che avesse cambiato gruppo.
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