Rubrica Cucù

Mai più porcherie sul maiale

Lasciate che mi associ con tutto il cuore, la cotica e il cervello all'elogio del Maiale che ha scritto Roberto Finzi, autore di un succulento libro, L'onesto porco

Seguendo il filone animalista del Giornale, lasciate che mi associ con tutto il cuore, la cotica e il cervello all'elogio del Maiale che ha scritto Roberto Finzi, autore di un succulento libro, L'onesto porco, uscito in libreria e forse in salumeria. Il maiale è l'animale più diffamato dall'uomo, accusato di turpi vizi morali di cui è del tutto innocente, e preso in giro per l'aspetto fisico robusto, con punte di porcofobia da reato di lesa maialità. Eppure è l'animale più prezioso, basso consumo e massimo rendimento: del porco, si sa, non si butta niente ed è una frase che non vale neanche per Omero, che a volte dorme. Figuriamoci per la restante umanità. Non lo amiamo come il cane, il gatto o il cavallo, lo sfruttiamo e basta; una porcheria, ci vorrebbe un Marx dei suini. Eppure lui ci sfama, non pensa solo sibi et suinis. Porci ma leali. Estendo la stima al suo rozzo cugino, il rustico cinghiale, versione primitiva del natìo porco selvaggio. A Pasqua v'intenerite per gli agnellini ma nessuno si preoccupa del porco, della sua brutta fine di donatore multiplo di organi e zamponi. Anzi, ammazzare il porco è un rito festoso come se il maiale fosse felice di farsi rosolare, imporchettare, improsciuttire. È una bestia intelligente, è gustoso e sfizioso, sa stare a tavola, è anti-islamico, e non pensa ai suoi porci comodi. Da bambino fui inseguito da un maiale perché pretendevo di drizzargli la coda a spirale. Aveva ragione lui.

Circe è una benefattrice dell'umanità, perché in molti casi diventare maiale è una promozione.

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