Il voto di scambio

Il pacchetto di Renzi non dà un minimo di respiro né al popolo delle partite Iva né ai cittadini indigenti

Il voto di scambio

La buona notizia è che il presidente Napolitano, in una lettera al Corriere della Sera, dice che il tempo delle sue dimissioni è vicino. «Sono vittima di faziosità», sostiene tra l'altro. Come dargli torto. Solo che le faziosità non sono, come sostiene, le critiche che ha ricevuto (quasi esclusivamente da noi), ma i suoi modi partigiani di fare l'arbitro. Napolitano è vittima solo della sua di faziosità, cioè della sua storia di comunista che ha tramato per ribaltare maggioranze parlamentari (casi Fini e Alfano) e insediato con giochi di palazzo (e non solo) tre governi non legittimati pur di fermare il centrodestra. Il che lo ha reso inaffidabile persino nella testa di chi lo aveva tanto amato. Tentare di preparare l'uscita di scena come vittima di una presunta macchina del fango è semplicemente triste. Sarebbe più onesto se ammettesse il fallimento di un disegno, condiviso con alcuni Stati esteri, che è nella sua testa, ma non in quella degli italiani.

L'annuncio del capo dello Stato arriva nel giorno in cui Renzi vara il suo pacchetto economico. Tetto agli stipendi dei manager pubblici (240mila euro), dei magistrati, tagli alla Difesa (meno caccia F-35), alla Rai e ad altre voci di spreco vero o presunto. Se il colpo riesce (non è detto, sapendo come vanno a finire le cose in Italia) non è male. Il fatto è che tutto questo servirà sì a finanziare l'aumento di circa 80 euro al mese per alcuni milioni di dipendenti, ma non a dare un minimo di respiro né al popolo delle partite Iva, né ai cittadini indigenti per i quali non c'è alcun bonus in vista.

Detto che un euro in più, a chiunque vada, è benedetto, il premier ha guardato all'elettorato a maggioranza di sinistra e ha lasciato a bocca asciutta quello di centrodestra, tartassato pure dall'aumento dell'aliquota per le transazioni di Borsa e considerato, appunto, alla stregua dei poveri, non degno di aiuto. In termini tecnici si tratta, in piena campagna elettorale, di voto di scambio. Basta saperlo, perché se questo è l'antipasto della politica economica e fiscale di Renzi, non possiamo e dobbiamo «stare sereni».

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