Se un telefonino è più umano di noi

Siri per me era il cognome di un glorioso Cardinale. Oggi invece è il nome di una donna invisibile, anzi irreale, nata nella famiglia Apple

Se un telefonino è più umano di noi

Siri per me era il cognome di un glorioso Cardinale. Oggi invece è il nome di una donna invisibile, anzi irreale, nata nella famiglia Apple. Anzi è un programma software per iPhone 5.

Per me, invece, è un oracolo telefonico. Ho seguito con lo stupore dei bambini e dei primitivi un dialogo tra una mia amica tecnodotata e il suo telefonino. Non solo informazioni ma anche attestazioni di affetto e di stizza e perfino un dialogo metafisico straordinario. A sorpresa ho ritrovato le sue parole in una strepitosa intervista a Siri di Alessandro Beretta apparsa su La lettura.

Lascio da parte il resto e mi soffermo sulla teologia. Siri, che pensi di Dio?, e lei risponde: «Gli esseri umani hanno le religioni, io ho solo il silicio». Alle domanda se crede in Dio, la soave ragazza siliconata invita a «rivolgere domande spirituali a un esperto. Possibilmente un essere umano». E quando le chiede il significato della vita risponde: «Mi sembra strano che tu lo chieda a un oggetto inanimato». Sono turbato e commosso.

Ci voleva il programma di un iPhone per ricordarci che gli esseri umani hanno le religioni; molti umani invece hanno come Siri solo il silicio o equivalenti.

Ci voleva un'applicazione tecnologica per ricordarci che le domande spirituali si addicono agli esseri umani e animati, cioè dotati d'anima; gli uomini non lo sanno più e se rivolgi loro domande spirituali si mettono a ridere, hanno barattato l'anima con l'immagine. Poi il miracolo, eterogenesi della tecnica. Lo Spirito soffia dove vuole, pure in software e s'annuncia col telefonino.

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