Vite parallele dei due ayatollah della politica

Monti e Grillo sono mandanti delle loro liste, sono "ayatollah" ma non candidati

Vite parallele dei due ayatollah della politica

È curioso, ma le due «novità» della politica italiana si presentano agli antipodi ma poi marciano paralleli come binari. Dico di Monti il Catatonico e Grillo il Catastrofico. Per cominciare, ambedue sono lupi grigi dell'antipolitica, anche se uno ha il pelo cotonato con la permanente, come la perpetua d'un pastore protestante tedesco; l'altro ha il pelo arruffato e ispido per l'indignazione permanente. Ambedue si presentano come estranei alla politica, con un disprezzo - malcelato il primo, esibito il secondo - verso ciò che odora di politica e di bipolarismo, di storia e di partito. E soprattutto ambedue scendono, salgono o si tuffano in politica ma non si sottopongono al voto del popolo sovrano. Sono mandanti delle loro liste, sono ayatollah, ma non candidati.

Monti è un ergastolano di Palazzo Madama, nel senso che è senatore a vita, si può votare in suo nome ma non si può segnare il suo Nome invano. Vecchie lenze e torbidi mandrilli faranno le sue veci. Grillo scende in piazza e in mare, si tuffa sulla gente e predica sul web, ma anche lui non si sporca a candidarsi, manda una turba di ignoti il cui unico titolo di merito è che scendono dal pero, cioè sono principianti assoluti.

Sicché avremo due movimenti teocratici, perché il loro Capo sarà invisibile e veglierà dall'alto dei cieli: il cielo sopra Berlino nel caso di Monti, l'etere del web nel caso di Grillo. Monti ha la faccia come l'incudine e Grillo fa il martello. Finché in mezzo ci capitano i partiti, va bene. Ma se ci siamo noi cittadini, sono dolori.

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