Napolitano passa al piano B: adesso un esecutivo allargato

Il nuovo giro di consultazioni è servito a sondare quale formula ha i numeri. Il Quirinale smentisce le voci su dimissioni anticipate del presidente

Napolitano passa al piano B: adesso un esecutivo allargato

Se i sogni finiscono all'alba, quello di Pier Luigi Bersani non è riuscito nemmeno a superare la notte. Voleva diventare il primo ex comunista ad arrivare a Palazzo Chigi dopo aver vinto le elezioni, invece eccolo lì sconfitto, già archiviato e costretto a cedere il passo, il microfono e forse anche il posto al suo vicesegretario. Alle otto di sera tocca infatti a Enrico Letta uscire dallo studio di Napolitano per annunciare la svolta: «Gli abbiamo espresso fiducia piena e profonda gratitudine. Non mancherà il nostro supporto responsabile alle decisioni che lui prenderà in queste ore». Fumata bianca, il governo adesso può nascere. Il capo dello Stato si prenderà «qualche momento di riflessione» e stamattina battezzerà il tentativo. La trattativa è solo all'inizio, i partiti stanno ancora alzando il prezzo e la soluzione è lontana. Ma insomma, l'argine è rotto e circolano nomi: Renzi, Saccomanni, Cancellieri, Letta stesso.

Dunque Bersani è fuori. Messo in freezer giovedì sera da Giorgio Napolitano, è stato accompagnato all'uscita in maniera morbida per non spaccare il Pd. Già alle 10, incontrando il Pdl, il presidente ha usato il supplemento di indagini concesso al segretario democratico per verificare i suoi numeri per sondare Berlusconi sul piano B. È qui che il Quirinale ha potuto registrare il primo passo avanti. «Siamo disponibili al fatto che il Pd avanzi una sua candidatura. Ci va bene Bersani - l'apertura del Cav - come ci vanno bene altri nomi». In serata poi un comunicato in chiaroscuro di Angelino Alfano ha riallontanato le parti: no a governi tecnici e a governi del presidente, il Pdl sosterrebbe solo un esecutivo politico, che è proprio quello che il Pd non vuole. Ma il Pdl, scrive Alfano, «si rimetterà con fiducia alle valutazioni del presidente».

Incompatibilità totale o gioco delle parti? Si vedrà nelle prossime ore, però il Colle nelle dichiarazioni di Letta e Alfano vede «il bicchiere mezzo pieno». Napolitano comunque vuole stringere, con lo spread in salita e Moody's che vuole tagliare il rating, l'Italia non può restare a lungo senza governo. Dopo Pasqua i mercati ci massacreranno. Il capo dello Stato, spiegano, «non ha teoremi scritti né predilezioni particolari». Non si impunterà sulla formula del governo del presidente o di scopo, ma deciderà in base alle posizioni politiche e ai numeri, quelli che appunto sono sempre mancati al segretario democratico. Di sicuro punterà «su un governo politico» come ha scritto ieri in serata su Facebook il capogruppo grillino Vito Crimi.

Non è stato facile per Napolitano convincerlo al passo di lato. Bersani ha resistito fino all'ultimo, anzi ancora combatte. Dopo aver minacciato di mettersi di traverso al piano B del Colle, arma spuntata, ha provato con un'arma non convenzionale, facendo spargere in mattinata la voce che il capo dello stato fosse sul punto di abbandonare. Le dimissioni anticipate, da ratificare nel caso non ci fossero le condizioni per dare vita a un governo, sarebbero un modo per sbrogliare la matassa, facendo nominare subito un nuovo presidente non più in semestre bianco e in grado quindi di sciogliere le Camere e rimandare l'Italia al voto.

«Fantasie», commentano al Quirinale. Secondo alcuni sarebbe centrosinistra, che potrebbe eleggere con le proprie forze un capo dello Stato amico e togliere la partita della presidenza dal campo di gioco. C'è poi un'altra lettura, più benevola: Napolitano rassegnerebbe sì le dimissioni, ma per farsi rieleggere immediatamente: servirebbe però, oltre al via libera del diretto interessato che ha sempre escluso il bis, anche un accordo Pd-Pdl sull'intero pacchetto istituzionale.

Sul Colle fanno spallucce. «Il governo è in carica per gli affari correnti - dice a metà giornata un alto funzionario - il ministro degli Esteri non c'è più e il Paese è a rischio. In questo quadro, com'è possibile togliere l'unico perno che tiene insieme il tutto?».

Ma in serata la voce riprende a circolare a Montecitorio, insieme a un'altra smentita, stavolta mirata, del Quirinale: «Si illudono se pensano che possa lasciare, come si sono illusi di avere i numeri per una maggioranza». Un altro braccio di ferro?

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