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Vi racconto la "Gina", candidata "First sciura"

Ecco chi è la donna che può entrare a Palazzo Chigi con Enrico Letta

Vi racconto la "Gina", candidata "First sciura"

Complimenti Gina, al secolo Gianna Fregonara, candidata first sciura del Paese. Per l'incarico al marito, ovvio, ma soprattutto perché sono certo che se oggi Enrico Letta è sulla soglia di Palazzo Chigi dietro c'è lo zampino della moglie, la Gina appunto. E senza presunzione, mi prendo un piccolo, assolutamente casuale merito per averla spinta con qualche sotterfugio a Roma tra le braccia del suo futuro marito che all'epoca dei fatti né io né lei conoscevamo.

Erano i primi anni novanta, io ero fresco capo della cronaca di Milano del Corriere della Sera. In squadra avevo due veri talenti, giovani e carine. Una, Elisabetta Soglio, strappata da Avvenire dove l'avevo conosciuta anni prima. La seconda, Gianna Fregonara, che avevo trovato sepolta e dimenticata con contratto precario nella redazione hinterland, quella che si occupava dei paesini della cintura milanese. Dei colleghi che la conoscevano me l'avevano segnalata: dagli un occhio, non ti pentirai. Così feci e la affiancai alla Soglio che già si occupava della politica milanese, allora dominata dalla Lega. Le due, sveglie e intelligenti, si presero, cosa rara tra donne, e fu la loro fortuna. Non c'era notizia o pettegolezzo che sfuggisse al duo, gli altri giornali impazzivano per i buchi quotidiani. Il mio vice, Ugo Savoia, oggi capocronista del Corriere, uno che oltre al gusto del giornalismo ha anche quello dell'ironia spinta all'eccesso, le aveva soprannominate le portinaie di Milano, la Pina (Elisabetta) e la Gina (Gianna) appunto, come si usa dire sotto la Madonnina. Le adorava, ma non c'era giorno che non le sodomizzasse verbalmente in un gioco accettato che era diventato il divertimento della redazione.

Strano tipo la Gina. Una bellezza volutamente non esibita, una ambizione celata per potere farsi largo senza attirare l'invidia e l'ostilità di una redazione sospettosa come era quella del Corriere. Insomma, una vera paracula piemontese (veniva, se non sbaglio, da Novara o giù di lì). Ma brava, molto brava, tanto che nonostante le sue precauzioni attirò troppe attenzioni. Dai vertici della Lega, che non ne sopportavano l'indipendenza e mi perseguitavano per fargli cambiare incarico. Anche i colleghi anziani, i famosi senatori, cominciarono a mettersi di traverso lamentando un suo eccessivo attivismo, invasioni di campo non gradite.

Col passare dei mesi la Lega spostò il baricentro della sua attività da Milano a Roma, dove il Corriere aveva una redazione enorme quanto seduta. Alla Gina, che le notizie le raccattava non so come anche dalla capitale, Milano cominciava ad andare stretta. Proposi ai miei capi, per il bene del giornale, di trasferire Gianna Fregonara a Roma ma la risposta fu negativa. Troppe invidie, troppi problemi, anche nelle aziende private i bravi a volte sono visti con sospetto. Così, di mia iniziativa, autorizzai alla Gina incursioni segrete nella capitale, inventando ogni volta sotterfugi e scuse diverse e spesso ridicole. Tornava sempre con la notizia giusta e si aprì la strada con le sue capacità. Anni dopo non tornò più, aveva trovato la notizia del fidanzato giusto. Tale Enrico Letta. E dopo non poca sofferenza, come nelle favole, vissero felici e contenti e con tre figli.

Brava Gina, non ci deludi mai.

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