Oh Renzi non tirà troppo la horda, che poi si spezza. Il giovine Matteo sta arrivando a quell'impalpabile punto G così definito perché gira la fortuna e scatta il rigetto. In questo Paese fatato, ispirato da maghetti e da megere, un bel giorno si scopre per insondabili sortilegi che c'è in mezzo a noi la Magnifica Promessa.
Renzi qua Renzi là, piace a destra piace a manca, è lui l'uomo di domani, è giovane di professione, è piacione, è rotondo, parla bene e ha azzeccato nel giochino a quiz la parolina magica per aprire la cassaforte: rottamazione. La password giusta. Così fa carriera virtuale, scala la hit parade della politica applicata alla tv, totalizza punti come a candy crash. Lui però vuol monetizzare questo successo gassoso ma non sa come acchiappare la vispa teresa della fortuna: se aspetta rischia di perdere il treno, se si avventa rischia di bruciarsi per impazienza. E allora sta lì, bordeggia, sparacchia, si candida a Futuro, generico e totale. Piacere, Matteo dell'Avvenir.
Pugnala Enrico Letta, passa da carino a Caino. Si fa per l'occorrenza antiberlusconiano. E così perde da ambo i lati le simpatie, rischia di far testacoda e cappottare.
A me ricorda quel furbetto che per attraversare indenne il fronte issò una bandiera doubleface, guelfa per gli uni e ghibellina per gli altri.