Un merito il governo delle larghe intese ce l'ha, e non da poco: fare ammettere alla sinistra che le ricette economiche del centrodestra sono le uniche giuste e praticabili. È successo sulla abolizione dell'Imu, lanciata in campagna elettorale da Berlusconi tra gli insulti del Pd e ora punto centrale dell'azione di governo, è successo sul concetto che l'euro così com'è non è un tabù inviolabile, sulla follia di aumentare l'Iva. Ieri l'ultima retromarcia. Il responsabile economico del Pd, Fassina, ha ufficialmente sdoganato la vecchia massima berlusconiana sul fatto che non tutti gli evasori fiscali sono dei mascalzoni e che in casi difficili e drammatici non pagare le tasse è una necessità. Fassina l'ha definita «evasione di sopravvivenza»: il cattivo non è il contribuente ma uno Stato ingordo, sprecone che non si comporta con lo stesso rigore che pretende dai suoi sudditi.
Benvenuta, sinistra, nel mondo reale. Non so per quanto ci resterai, visto il coro di sdegnato moralismo che da quelle parti ha accolto il clamoroso annuncio che già anni fa provocò una delle tante gogne mediatiche a Silvio Berlusconi. «Pdl partito di impresentabili evasori» tuonarono i soliti noti, le tasse si pagano. Certo che si pagano, dico io, ci mancherebbe altro. Ma se a fine mese non ti resta in tasca un centesimo, che fai? Alcuni, purtroppo non pochi, si sono sparati per la vergogna di essere etichettati come evasori, cioè a stare a sentire i commentatori con pancia e portafoglio pieno, il male assoluto della società (concetto inopportunamente ribadito due giorni fa dal premier Enrico Letta).
Invece di spaventare e umiliare la gente con annunci di una nuova caccia all'uomo (quella lanciata dal governo Monti produsse solo lutti e minor gettito) bene farebbe Letta ad accelerare la produzione dell'unico antidoto all'evasione: tagliare le spese e abbassare le tasse. Altra via non c'è perché, stante la situazione, il rapporto tra Stato e cittadini è basato sul principio «morte tua, vita mia» e viceversa.
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