L'altra sera ho incontrato per strada il prototipo rudimentale del Ciaciacco.
Voi non sapete, se non siete delle mie parti, cos'è il Ciaciacco. È un incrocio tra il debosciato, il lenone, il pettegolo, il malavitoso. Che dico un incrocio, un mélange, un cocktail di frutti esotici dell'antica cafoneria del corso. Il Ciaciacco è un caso a sé, irriducibile ad altre tipologie, ha un suo inconfondibile portamento, un modo vastaso di mettersi in confidenza con gli altri. Firma il suo look pacchiano, veste ricercato (dalla polizia). Se pensate al dandy e alle sue mirabili figure, avete l'esatta rappresentazione del Ciaciacco: lui è l'opposto.
La prima volta che lo sentii citare fu da una leggiadra signora con un occhio solo e un paio di denti che fuoruscivano da un volto di lucertola. Si chiamava Addolorata, aveva un'età millenaria e custodiva il campo sportivo del paese. Quando noi ragazzi ci intrufolavamo a giocare, la gentile Signora con mano leggiadra agitava una mazza di legno a gridava al nostro indirizzo, Sciatavinne Ciaciacche, esortandoci ad uscire. Da appositi studi poi appresi che il Ciaciacco era il pappone, impresario di mignotte. Ma per altri più colti era colui che ciacolava, spettegolava in piazza. Incerta restava la sua professione, ma di sicuro era malfamata.
Non vedevo un esemplare da
bambino. Sicché l'altro giorno quando mi apparve nel suo pieno splendore, stavo per abbracciarlo. Ma lui tirò fuori un i-pad e mi caddero le braccia. Lo preferivo primitivo, come il vino pugliese. E non travestito da briatore.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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