Tasse, scoperto il trucco

I numeri parlano chiaro, Letta ha preso in giro tutti: nel 2014 pagheremo di più, anche sulla casa

Il premier Enrico Letta intervistato da Maria Latella
Il premier Enrico Letta intervistato da Maria Latella

L'anno prossimo gli italiani pagheranno più tasse. È inutile girarci intorno. Così è. Il trucco più odioso è quello sulla casa. Come nei giochi di prestigio, ciò che scompare da una parte, ricompare dall'altra. Modestamente nella nostra «Zuppa» solo tre giorni fa avevamo fatto i conti. Ma leggendo le relazioni dei tecnici si vede come la realtà sia peggiore. Si ha l'impressione di essere stati gabbati. Quest'anno (a meno di colpi scena) l'Imu porterà nelle casse dello Stato 20 miliardi, quattro in meno rispetto al 2012, quando Monti la introdusse. Nel 2014 l'Imu continuerà a fruttare per le casse dello Stato sempre 20 miliardi. Ai quali però si dovranno sommare 3,7 miliardi della nuova imposta immobiliare sui cosiddetti servizi indivisibili. Ma non è tutto: i Comuni avranno la facoltà di aggiungere altri cinque miliardi (tetto massimo) di nuove imposte immobiliari, alzando le aliquote fissate a Roma. Il gioco è semplice. Lo Stato arma gli enti locali con la facoltà di tassare e allo stesso tempo li indebolisce (finanziariamente), tagliando loro i trasferimenti. Scommettiamo un euro che la gran parte dei Comuni userà l'arma di alzare le aliquote?
Ricapitolando: sulla casa, anche a voler presumere che i Comuni non tocchino le aliquote, ci sarà una batosta. A ciò si aggiungano 4 miliardi di Iva aggiuntiva: l'abbiamo appena alzata al 22%. E poi, grazie alla Finanziaria, è aumentata di un miliardino la patrimoniale sui risparmi. Con i tagli alle detrazioni, si tratta di 10 miliardi di tasse in più rispetto al 2013. A fronte di ciò, una riduzione del cuneo fiscale di poco meno di tre miliardi.
Se ci avete seguito fino a questo punto, avete capito bene come siamo stati fregati. Che almeno non ci chiedano di sorridere.
Qualche realista vi potrà citare le tabelle e i numeri di Palazzo Chigi che segnano una riduzione della pressione fiscale. Buttateli nel caminetto. Almeno riscaldano. La Finanziaria del 2011 prevedeva per quest'anno una crescita del Pil dell'1,5 per cento: è crollato dell'1,7. Millantava un deficit dello 0,5%: sarà, se va bene, del 3%.

E il debito doveva fermarsi al 116,9 per cento: oggi è del 133%. Tutti i documenti pubblici dei passati governi hanno previsto numeri che non si sono realizzati. Sul momento si fa bella figura. Nel futuro ci sarà qualcun altro che dovrà spazzare la polvere sotto al tappeto.

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