Spaccato di un Paese spaccato

Sarà difficile ritrovare l'unità italiana in un Paese oggi più che mai spaccato in quattro spicchi

L'altro pomeriggio a Roma, attraversando le vie del centro presidiate da blocchi di polizia, ho avuto l'impressione che per passare da una piazza all'altra occorresse il passaporto. Qualcuno dirà che era un giorno eccezionale e riguardava solo quelle piazze. Invece no, la sensazione si è estesa ai bar, alla tv, agli insopportabili talk show, ai giornali. Sarà difficile ritrovare l'unità italiana in un Paese oggi più che mai spaccato in quattro spicchi: i grillini che vedono nella decadenza di Berlusconi la vittoria dell'antipolitica contro la politica, le sinistre che al contrario vedono la vittoria della politica contro l'antipolitica, i berlusconiani che vedono un colpo di Stato compiuto da politica e magistrati, e poi i disgustati e disorientati che navigano con fatica negli interstizi di queste divisioni. Qualcuno dirà che la contesa si riassume in un nome e una volta estirpato a viva forza Berlusconi le ferite si rimargineranno. Ma non è così, al contrario i fossati si sono acuiti e oggi il Paese è più all'opposizione di ieri. È abissalmente diviso, tra odi reciproci e giudizi totalmente opposti. I suoi tre leader più rappresentativi sono fuori dal Parlamento e ostili al governo.

Anziché fermarci a quest'immagine spaccata ed esultarne, mi chiedo da dove ripartire per ritrovare, nel rispetto del bipolarismo, delle differenze e delle comprensibili voglie di rivincita, quel filo comune che ci fa sentire nonostante tutto italiani. L'Italia abita nel vuoto disperato di quella risposta.

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