Polvere, sudore e clientele. La Corte costituzionale non solo li ha messi «fuorilegge», come se stessero lì nel Palazzo da abusivi, ora li costringe pure a faticare e a cercarsi i voti. La pacchia è finita. Il Porcellum li teneva al caldo, scelti dall'alto, con una poltrona da onorevole o senatore in franchising, sotto il marchio del leader di partito. Adesso dovranno battere il territorio, conquistarsi i voti uno ad uno, infilare il tacco 12 nel fango, sorridere alle saghe di provincia, parcheggiare il Suv nei paesini di montagna (per dare finalmente un senso al fuoristrada di rappresentanza), guardarsi le spalle dai compagni di partito, che per un voto venderebbero la madre. È la legge, darwiniana, della preferenza unica, per cui l'amico e il compagno dello scranno accanto è il tuo primo nemico. È lui, quello con lo stesso simbolo, lo stesso accento, lo stesso club, la stessa loggia, gli stessi amici e parenti, le medesime ambizioni, il rivale da mettere al più presto fuori gioco. Perché se sei in quota Vendola non ti preoccupa certo un amico di Gasparri, se fai il renziano il compagno di scuola di Civati è una minaccia totale, se sei stato benedetto da Letta o Napolitano un alfaniano, quid o non quid, va sgambettato subito. Uno vale uno, dicevano i grillini. Ma anche per loro un voto adesso vale tutto, perché se voti lui non puoi votare me. Addio liste bloccate. Addio telefonate a Verdini all'una di notte per un salvacondotto nell'olimpo dei sicuri, quelli blindati, quelli che vieni eletto a prescindere, perfino a tua insaputa, basta che respiri. Scordatevi le comparsate da Floris o all'«Aria che tira». Qui bisogna scarpinare, pedalare, stringere mani, nascondere l'auto blu, rispolverare il dialetto, abbuffarsi di fagioli, 'nduja e peperoncino, sbronzarsi di distillati fatti in casa e sposare la figlia del sindaco. Il Porcellum era un patto di fedeltà con il capo e il partito, la saga del proporzionale con preferenza unica è un «Hunger game», un gioco della fame, lo scontro in un'arena simile a un reality show dove solo uno uscirà vincitore. Non c'è più un Berlusconi, un Grillo, un Bersani impacciato e perfino un Monti con cane di famiglia adottato per l'occasione a fare campagna elettorale per tutti. E poi via un bel calcio fino al Parlamento per chi era in cima alle liste, fedeli, raccomandati o raccomandabili. Qui, nella repubblica del futuro, ognuno gioca per sé e deve guadagnarsi la pagnotta e spendersi in prima persona. Ammazzato il Porcellum si torna alla prima Repubblica. C'è gente che sta già andando a lezione da Gava. Quali sono i segreti di un mister preferenze? Meglio non saperlo. Non esistono sistemi elettorali perfetti. Tutti hanno un costo. Prima il requisito fondamentale era essere più o meno amico del giaguaro o dello smacchiatore del giaguaro, ora bisogna pure andare con il campionario di promesse porta a porta dal notabile, dal prete, dall'acchiappavoti, dal sensale, dall'assessore all'edilizia, dal consigliere circoscrizionale, una spaghettata con il presidente della comunità montana, serate Rotary e Lions, qualche sindacalista dovrà tornare in fabbrica e farsi riconoscere, per i più spregiudicati non manca la solita visita a Don Ciccio e baciamo le mani e quando la preferenza è una e una sola il prezzo dell'elezione è un'ipoteca sulla vita.
È per questo che passato il Porcellum peones e affini non smaniano per andare a votare. E qui si scopre l'amara verità. Il Porcellum, pace all'anima sua, non piaceva a nessuno, ma sotto sotto faceva comodo a tutti. Del Porcellum in fondo non si buttavia via nulla.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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