Il candidato è trendy, il luogo è trendy. E così l'ex Milano da bere lascia l'offerta libera all'ingresso e si mette in coda volentieri perché anche la coda fa trendy. Naturalmente pure il prosecco doc, che quattro moschettieri, oops, camerieri, in grembiulone nero scalpitano per stappare, sarebbe trendy se non fosse che costa cinque euro a flute e così la coda devìa e passa avanti. Solo che avanti c'è un'altra simpatica tagliola trendy: la bancarella dei gadget. Qui costa tutto dieci euro a cominciare dalla maglietta con gli slogan di «Super Matteo», scritti all'incontrario perché l'Italia deve «cambiare verso» e solo lui, il messaggio è chiaro, potrà farglielo cambiare. Un dritto e un rovescio, in altre parole. Che sono la sintesi della tumultuosa e velenosetta campagna elettorale per le primarie che un partito come il Pd, velenosetto anziché no, ha vissuto nelle passate settimane. Ma, poco importa. Bisogna entrare ed omaggiare. Così lo Spazio Calabiana, zona Ripamonti, che un tempo ospitava una storica cartiera e, puntualmente, è stato riconvertito in una nuova realtà architettonica in cui trovano ospitalità progetti legati al mondo della moda e del design, ma anche dell'arte e del luxfood, è il luogo ideale per omaggiare.
E chissenefrega a quale corrente appartieni o sei mai appartenuto tanto il «rottamatore» Renzi, sul suo carro ha già fatto salire tutti e più di tutti: i veltroniani, i lettiani, i franceschiniani, perfino i bindiani. Ad attendere il «Super Matteo» al rush finale davanti ad un microfono, c'è in prima fila, seduto composto e paziente, come uno scolaretto alla prova d'esame, il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, che si è portato in sala una buona parte della sua Milano arancione, che l'ha sospinto a Palazzo Marino. «Io non parteggio per nessuno dei tre candidati - esordisce, pochi minuti dopo l'arrivo di Renzi, Pisapia - ma se stasera sono qui...». Sembra il refrain della canzone di Tenco invece è già un giuramento pubblico di fedeltà. Ma in prima fila c'è anche Alessandra Kustermann, ginecologa di osservanza veltroniana alla Mangiagalli, già candidata alle primarie del centrosinistra per il Pirellone. E in sala ci sono tutte le altre sfumature della Milano gauche da Ermete Realacci a Pietro Bussolati, il neosegretario provinciale del Pd che ha spostato la storicamente diessina Milano verso il nuovo approdo renziano. E ancora giovani promesse, oltre a parlamentari ed esponenti del partito fra cui responsabile regionale del Pd Alessandro Alfieri, Vinicio Peluffo ed Emanuele Fiano. Tutti sembrano trovarsi a proprio agio in questo spazio polifunzionale dedicato allo sviluppo del business internazionale, dove i brand più noti (quindi anche Renzi) hanno a disposizione 9mila metri quadrati per esporre le proprie collezioni (e anche Renzi ne ha una sua) avvalendosi della cosiddetta web strategy. Che poi per «Super Matteo» si traduce anche in filmati e spot che inframmezzano l'oretta scarsa del suo intervento, in verità, un po' ripetitivo. Il format sembra originale ma per quelli di buona memoria è soltanto la replica di quello tipicamente veltroniano, che sembra rimenare un modello evidente per il sindaco di Firenze.
Così, camicia bianca con collo aperto e giacca scura, Renzi che sembra Crozza o Crozza che sembra Renzi, esordisce subito con un minuto tratto da «Cetto La Qualunque» e continuerà poi con i Simpson, con la «Bellissima» di Luchino Visconti per concludere con uno spot «forte» di una nota birra. Basterà l'ennesimo «one man show alla ribollita» a convincere gli elettori anche e dopo le primarie? Certo (e non Cetto), da domani Renzi dovrà reinventarsi. Altrimenti lo metteranno all'angolo. Anzi, nello spot.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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