Quella manovra con i tastini del telecomando di Sky che i calciofili fanno ormai a occhi chiusi per guardare la Champions League, dal 2015 non sortirà più alcun risultato. Schermo bianco. Niente più euro-partita del martedì o mercoledì: i diritti in esclusiva per trasmettere la (ex) Coppa dei campioni li ha ieri conquistati Mediaset, a partire dalla Champions 2015-16 e per tre anni. Per i 4,7 milioni di abbonati a Sky sarà la prima volta. Il Biscione ha offerto una cifra che indiscrezioni finanziarie stimano sui 660 milioni (contro i 450 del precedente triennio) e con questa ha battuto Sky su tutti i fronti: avrà i diritti per la trasmissione in diretta delle partite su pay tv (Mediaset Premium), oltre che per una gara in chiaro sulle reti Mediaset. A questi diritti si aggiungono, sempre in esclusiva, quelli per le dirette streaming su dispositivi fissi e mobili, oltre che per le differite e gli highlight.
Un Bingo con il quale Mediaset passa al contrattacco rispetto alla strategia «pigliatutto» di Sky Italia. Quella di strappare, anche a prezzi fuori mercato per una pay tv, programmi e format generalisti (come X Factor alla Rai o Italia's got talent al Biscione) per abbattere lo share dei concorrenti. Ebbene ora, proprio sul prezioso terreno del calcio in diretta, è arrivata l'inattesa contromossa. Per la società controllata dalla Fininvest dei Berlusconi e presieduta da Fedele Confalonieri la mossa può avere almeno un paio di significati. Il primo, tattico negoziale, è quello di essersi dotata di un prodotto - la Champions - con il quale potersi sedere al tavolo di eventuali trattative proprio con il gigante di Rupert Murdoch. Vuoi per dividersi la Champions, magari già a partire dal prossimo anno (nel quale è previsto che le partite siano in diretta su Sky, con a Mediaset la sola esclusiva, in chiaro, della partita «top» del mercoledì); vuoi per avere una carta in più da giocarsi in primavera, quando sarà la volta dell'assegnazione dei diritti del campionato italiano di serie A, sempre per il triennio 2015-2018. In questo caso il rischio che corre il Biscione è quello di trovarsi di fronte a una doppia offerta di Sky, sia per il satellite, sia per il digitale terrestre, sul quale il gruppo di Murdoch sta studiando da tempo come muoversi. Ecco perché i 660 milioni offerti da Mediaset paiono un investimento così importante da giustificare diversi scenari.
Dal lato finanziario la mossa del gruppo di Cologno Monzese non è comunque considerata azzardata. Non tanto per il bilancio attuale, che viene dal mezzo miliardo di perdite del 2012, che dovrebbe aver chiuso il 2013 in leggero utile e che presenta una posizione finanziaria netta in miglioramento, ma negativa per 1,5 miliardi (al 30 settembre scorso). Il punto è un altro: il progetto per creare una nuova società (newco) nel settore della pay tv (proprio quello coinvolto nei diritti del calcio) in cui far confluire Mediaset Premium e la spagnola Digital+, della quale il Biscione detiene il 22% ma potrebbe crescere rilevando il 56% nelle mani del gruppo Prisa. Una quota che interessa - guarda caso - ancora Murdoch. Ma su cui Mediaset ha un diritto di prelazione.
In altri termini, le potenzialità della newco digitale sono quelle che autorizzano a pensare all'esistenza di investitori interessati e pronti a versare fior di quattrini.
È quello che pensa la Borsa, che dalla notizia della newco ha spinto al rialzo il titolo Mediaset. Per quanto riguarda l'identità dei futuri soci, ci sono tutte le ipotesi: da Al Jazeera a Telefonica. E, naturalmente, anche Murdoch.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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