Un Lettore Anonimo mi invia la seguente, straziante confessione. «Ora che l'ho rivista a Sanremo, devo compiere un penoso outing: nel '68, in piena Contestazione, sbavavo per la Carrà. Dico come donna, mica come soubrette. Lo sguardo, la risata, le cosce, il tuca tuca, non entro nei particolari. Ma sin da allora era una vergogna dirlo, un ragazzino non poteva eccitarsi per una prima serata di Raiuno, erano tempeste ormonali parastatali, eros col canone. Lo dico ora che ha 70 anni e il reato è caduto in prescrizione. Ma le incresciose perversioni della pubertà furono precedute da più torbide passioni puerili: da bambino m'attizzava Rita Pavone, addirittura come femmina. Avete presente? Amavo gli occhioni, la grinta, le lentiggini, la pappa al pomodoro, il mattone, il martello. Negli anni il vizio degenerò: da ragazzo fui cultore della tabaccaia felliniana di Amarcord con le sue ciclopiche tette. In seguito m'ingrifai per Valeria Marini quando ocheggiava nel suo burroso e carnoso splendore. Col tempo la perversione peggiorò, fino a prediligere le maledette a norma di legge: come Nicole Minetti, anche se le belle arti dovrebbero ripristinarle l'originario splendore, demolendo gli insediamenti posticci che la deturpano. Da adolescente mi turbava la marchesa Casati.
Più di recente, restando in cronaca nera, mi attizzarono due criminali: Erika di Novi Ligure e Amanda Knox. La maturità mi portò dalla Carrà alla criminalità. Ora, per la riabilitazione, sono pronto a farmi rieducare con Casta Letizia». Un caso umano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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