Aceto di rincorsa: "Facile prendersela con Mussari"

A Siena basket e calcio a rischio. I precedenti della Lazio scudettata di Cragnotti e del Parma di Tanzi

Il presidente dell'Abi Giuseppe Mussari
Il presidente dell'Abi Giuseppe Mussari

nostro inviato a Siena

«Oh, non faccia il bischero. Lei non può uscirsene così e dire che Mussari era amico mio. Mussari è amico mio, lo è ora più di prima. Capito? In città non si fa più vedere? Non lo so, e non mi interessa. Qui, da me viene, mi telefona e dice, “o Andrea, domani vengo a fare una cavalcata”. E poi viene e cavalca, anche per scacciare i pensieri. Che c'è di male?». Prende subito d'aceto il mitico Aceto, al secolo Andrea Degortes, il più carismatico, burbero e vincente fantino del Palio. Dal suo buen retiro di Asciano, il vincitore di 14 corse in piazza del Campo, si produce in una cavalcata senza freni in difesa dell'uomo diventato, all'improvviso, il più detestato dai senesi e il più ricercato dai piccoli azionisti montespaschini che in assemblea sono arrivati a proporre manifesti col wanted, la sua faccia e il dead or live. Dei legami del Mussari con Aceto, e col figlio Antonio detto «Acetello», si mormora tanto. Così come strettissimi sono i rapporti dell'ex presidente Mps con Luigi «Trecciolino» Bruschelli, il fantino più vincente del decennio mussariano che con il cavallo di don Peppe, l'esordiente Gia del Menhir, nel 2 luglio 2008 vinse un Palio ancora oggi molto, troppo, chiacchierato. Già perché Mussari e il Palio sono un tutt'uno: «Mi fa dolore vedere tutta queste gente che adesso se la prende con Giuseppe - attacca Aceto - lui non è il solo responsabile di quanto accaduto con Babbo Monte che, va detto, teneva in piedi tutta la baracca. Siena è il Monte dei paschi e il Monte dei Paschi è Siena. Avrà anche delle colpe, Giuseppe, ci mancherebbe. Ma è come nel calcio, no? Se in campo scende una squadra che gioca male le colpe se le prende solo il presidente? Eddai su». Facciamo notare che il paragone non è che calzi poi tanto a pennello, ma Aceto s'incazza: «Che cosa dice? Qui c'è una crisi mondiale, sta cascando tutto, e anche Siena gli va dietro. Ma l'irriconoscenza, sotto vari punti di vista, di certa gente per Giuseppe è una cosa che no, non la mando giù». Si sta riferendo al Palio, alle contrade foraggiate dal Babbo e via discorrendo? «Mussari ha fatto tanto per il Palio, non è un mistero - insiste Degortes - e ha fatto tantissimo per le contrade e i contradioli. Ma è innegabile che oggi la situazione sia completamente cambiata rispetto a dieci, cinque anni fa, dunque è naturale che anche il Palio, per certi versi, sconterà la crisi della banca. Sono preoccupato, non vedo una via d'uscita. Nel piccolo anche a Siena la crisi del Monte si sente, già certi soldi e certi premi alle contrade sono diminuiti».
Dunque, per sintetizzare, Mussari un capro espiatorio? «Ecco, sì». Ma gliel'ha detto lui? «No, guardi, io di quel che mi dice Mussari non parlo. Il fine settimana mi telefona, dice oh Andrea prepara il cavallo, viene, monta, stiamo insieme e se ne va». Il cavallo è sempre Gia del Menhir? «Certo, quello. E adesso scusi, ma ho daffare». Clic. Già, Gia del Menhir, il mezzosangue inglese di proprietà del veneratissimo Mussari nel 2008: esordiente e dato incredibilmente per vincente, pur non avendo mai vinto prima. Nel Palio delle polemiche infinite, il grande Luigi Bruschelli, noto Trecciolino, stravincerà per l'Istrice, la contrada della moglie di Mussari.
Ma torniamo ad Aceto. Anzi, al figlio Antonio Degortes che s'è ritrovato catapultato ai vertici della galassia Montepaschi grazie all'amicizia con «Giuseppe» (lui lo chiama così, l'ex presidente Abi, sulla sua seguitissima bacheca Facebook) che ha fatto premio su un curriculum forse non proprio adatto al profilo di banchiere. Ma tant'è. Quarantacinque anni, senese, Degortes jr è diventato vicepresidente di Mps Factoring e leasing dopo un'esperienza nel board del Monte dei Paschi in Belgio e una parentesi in Francia. Studi presso il liceo scientifico «Galileo Galilei» di Siena, Acetello più che di conti correnti e bonifici, titoli e fondi sovrani, è un esperto di locali e di movida. E se il padre era soprannominato il «re della piazza», lui lo è della notte. Per vent'anni è stato al timone della «Capannina» di Castiglione della Pescaia. In un'intervista al Tirreno, ha raccontato che a quarant'anni suonati non ce la faceva più a sostenere i ritmi dei nottambuli, non è facile passare dallo spritz allo spread.

Dello scandalo Mps, dice (fonte Facebook) di essere «moralmente distrutto da ciò che sta accadendo alla nostra banca e alla comunità» e al contrario del padre, di aspettarsi «da parte di Giuseppe (lo chiamo così perché è un mio amico) delle spiegazioni che deve prima di tutto alla città».
gianmarco.chiocci@ilgiornale.it

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