Roma - Alfano prova a fermare il treno Renzi ma rischia di essere travolto dal decisionismo del premier in pectore. Questa mattina, a Montecitorio, ci sarà l'incontro tra i due per sciogliere i nodi principali che sono tre: programma di governo, legge elettorale e riforme costituzionali ma soprattutto organigrammi. Proprio sulla composizione del governo è arrivata la prima scudisciata del renzianissimo Dario Nardella, da ieri sindaco «reggente» di Firenze. Nardella non è andato per il sottile, smascherando il leader del Nuovo centrodestra. In un'intervista al Quotidiano Nazionale ha picchiato duro: «La realtà è che Alfano parla di programmi ma pensa solo alle poltrone. Siamo ai vecchi vizi della politica italiana». Tra Pd e Ncd più che trattativa sarà un vero e proprio braccio di ferro. Non è un mistero che sulla composizione del governo Alfano chieda tre posti: le riconferme del Viminale per sé, del ministero della Salute per Beatrice Lorenzin e quello delle Infrastrutture per Maurizio Lupi. Renzi, invece, ritiene il Nuovo centrodestra sovradimensionato e sarebbe orientato a dire «picche».
Alfano sparerà le sue cartucce: vuol far pesare il suo ruolo chiave soprattutto al Senato visto che i 31 alfanidi di Palazzo Madama sono determinanti per far nascere il Renzi I. Ma nella partita a scacchi che si gioca in queste ore il premier in pectore ha qualche mossa in più di Angelino. La prima: quella di minacciare le elezioni addossando il fallimento dell'operazione proprio agli alfaniani. E per loro sarebbe la fine. La seconda: quella di cercare altrove l'appoggio - magari dalle parti di Forza Italia - per far decollare l'esecutivo. E per loro sarebbe ugualmente la fine.
L'altra mossa di Renzi che terrorizza Alfano è quella che il primo ha già fatto trapelare: correre su legge elettorale e riforme. Ossia sul patto del Nazareno, siglato con Berlusconi. «Entro il mese di febbraio compiremo un lavoro urgente sulle riforme costituzionali ed elettorale da portare all'attenzione del Parlamento», ha detto Renzi con piglio da Speedy Gonzales. Ma proprio sulla legge elettorale Alfano trema e cerca di abbattere il muro dell'intesa Renzi-Berlusconi. L'Italicum così com'è stato concepito non piace all'Ncd e cercherà di picconare la legge che rafforza il bipolarismo e penalizza il potere d'interdizione dei piccoli. Il sogno di Alfano è quello di rivedere al ribasso le soglie di sbarramento e avere tempo per costruire una sorta di centro con Casini, Mauro e i montiani per non dover tornare in ginocchio ad Arcore. Renzi si lascerà ricattare su questo fronte? Ne dubitano in molti perché su una cosa non transige Renzi: le riforme costituzionali e le regole del gioco si scrivono assieme all'opposizione. Cioè Berlusconi.
E il terrore degli alfaniani, in queste ore, è che si perfezioni la liaison tra Renzi e il redivivo Cavaliere, proprio a danno dell'Ncd: un partito neonato, piccolo, che ha l'incubo del voto. L'unica sopravvivenza per Alfano è il fattore tempo. Durare; rimandare sine die il voto sperando che sia il fattore anagrafico a indebolire Berlusconi, diventato il peggior nemico di Alfano e soci.
Ecco perché un altro timore di Ncd è quello che si sussurra nel Palazzo: che Renzi voglia partire a razzo, mettere in cantiere la legge elettorale e poi andare al voto per ricevere l'investitura popolare che gli manca. Con una differenza non da poco: in quel caso le liste le farà lui e i piddini in Parlamento saranno solo fedelissimi.
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