La porta di Lampedusa si riapre. La primavera è in arrivo e il mare diventa un tappeto su cui provare a camminare. Lampedusa torna ad essere la meta dei barconi che partono dalla Libia. Una traversata per cambiare vita, ma qualche volta ci si rimette la vita: è tutto come prima, forse anche peggio. Ieri unimbarcazione alla deriva viene soccorsa ad 85 miglia a sud dellisola. A bordo ci sono 52 disperati, più 5 corpi. Cinque persone che non ce lhanno fatta. Le acque che separano la Sicilia dalla sponda africana del Mediterraneo sono un susseguirsi di Sos e di interventi sul filo del tempo per salvare chi è allo stremo. É la solita via crucis e siamo solo allinizio della stagione buona.
Le previsioni, a questo punto, sono catastrofiche. LItalia aveva costruito, o almeno ci aveva provato, una serie di accordi con i paesi rivieraschi, nel tentativo di arginare la marea in subbuglio. Poi il tappo è saltato insieme ai regimi che avrebbero dovuto tenere sigillato il collo di bottiglia dellemigrazione. Gheddafi è morto, Ben Alì è scappato, Mubarak è sotto processo, la Siria è in fiamme; la primavera araba ha rotto tutti gli equilibri e i nuovi governi fanno fatica a gestire situazioni incandescenti. Le coste africane sono un colabrodo e lAfrica intera spinge verso Lampedusa: la porta del benessere, la cruna dellago di milioni e milioni di uomini e donne che vogliono fuggire dalla fame, dalla carestia, dalle malattie, dalla guerra infinita che ha distrutto paesi interi, come la Somalia.
Dunque, si ricomincia con lo stillicidio quotidiano. La giornata di ieri è davvero drammatica: un telefono satellitare chiede aiuto, una motovedetta della Guardia costiera e un rimorchiatore corrono nel punto indicato e trovano cinquantadue persone, di provenienza subsahariana, allo stremo. Cinque migranti invece sono già morti. Ma gli allarmi si inseguono. Centoquattordici migranti, stipati su un gommone di nove metri, vengono soccorsi questa volta a sessanta miglia a sud est di Lampedusa; la prima segnalazione era arrivata dalle acque maltesi ma le autorità di La Valletta non hanno mosso un dito. Un film già visto altre volte. Una seconda imbarcazione, con 107 persone a bordo, viene raggiunta appena in tempo, prima di affondare, a 90 miglia da Lampedusa. I 107 devono ringraziare il rimorchiatore Asso30, lo stesso che era andato in aiuto del gommone su cui la morte aveva già messo un piede. Ma non è finita.
La contabilità va ancora aggiornata. Un motopeschereccio con equipaggio tunisino strappa alla morte 74 somali in balia del Canale di Sicilia. Poi lo slalom fra competenze e burocrazia può riprendere. Dove portare i naufraghi? A Malta? Per carità. Le autorità locali scaricano sullItalia, ovvero su Lampedusa. Solo che il porto di Lampedusa viene dichiarato «non sicuro» dal nostro governo. Dopo la rivolta di settembre il centro di accoglienza è inagibile. Ci vorrebbe lEuropa ma lEuropa in questi anni non è che abbia brillato. Si va avanti a vista. E il ministro della salute Renato Balduzzi invia sullisola una task force formata da medici, infermieri e mediatori culturali.
Le carrette del mare si avventurano su quelle acque pericolose, il resto lo decide la sorte. A Trapani cinque migranti si aggrappano ad una boa di segnalazione e lì restano fino allarrivo dei soccorsi.
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