L'ultimo regalo dell'Europa è una generazione senz'ali. Senza lavoro e senza casa, costretta a vivere con i genitori fino a trent'anni. A dircelo è l'Europa stessa in una relazione presentata dall'agenzia Eurofound che rileva l'aumento inquietante della percentuale dei «bamboccioni» in quasi tutti i Paesi europei. In cima alla lista dei 28 Stati europei c'è proprio l'Italia e non è una gran novità anche se il dato e' molto significativo. Nel nostro Paese il 79% dei ragazzi tra i 20 e i 30, vive ancora in famiglia. E se una volta l'aspetto culturale e sociale non andava sottovalutato, ora è chiaro che la crisi degli ultimi anni dev'essere considerata la causa principale dell'inasprimento di questo fenomeno. Soprattutto perché si tratta di un fenomeno che non risparmia quasi nessuno. Ad esclusione infatti della Germania, dei Paesi Bassi, dell'Irlanda e della Gran Bretagna, in tutti gli altri Stati la percentuale dei ragazzi che vivono insieme ai genitori è aumentata, dal 2011, del 48%. Vale a dire che attualmente, quasi 37 milioni di persone in Europa, non riescono a crearsi una vita indipendente. Impossibile non collegare questa situazione all'aumento dei livelli di povertà e disoccupazione rilevati negli ultimi cinque anni di pesante crisi economica. E non sembra affatto un caso che a salvarsi siano i Paesi forti dell'Unione Europea e quelli che non hanno aderito alla moneta unita. A preoccupare è la condizione di una generazione che si trova a dover affrontare una società completamente diversa da quella che hanno conosciuto le altre generazioni di giovani. «Non è solo il mondo del lavoro a cambiare - ha spiegato al quotidiano inglese The Guardian una delle autrici del rapporto, Anna Ludvinek - tutto è in continua evoluzione, le transizioni sono molto piu' imprevedibili di un tempo e la gente non sa più che cosa significa avere un solo lavoro per tutta la vita o vivere per sempre nello stesso posto». Inoltre, vivere tutti insieme felici e contenti è diventato più un mito che una realtà. Secondo Ludvinek «le famiglie multigenerazionali hanno una qualità di vita molto bassa e alti livelli di povertà oltre a un diffuso senso di isolamento sociale». L'aumento del fenomeno non può essere dovuto solamente al maggior numero di giovani che finiscono più tardi gli studi e quindi faticano a trovare un lavoro con uno stipendio che consenta loro di acquistare una casa e iniziare una vita indipendente. È certo però che una simile situazione mette a rischio l'equilibrio demografico di un continente già «anziano».
Un altro dato emergente è il declino della fiducia nei governi nazionali e nel sistema legale e un senso di incertezza che è andato aumentando tra il 2007 e il 2011 da cui non sono esenti nemmeno i ragazzi di quei Paesi in cui e' ancora possibile lasciare la famiglia dopo i 20 anni. Bobby Duffy dell'Istituto statistico Ipsos Mori, conferma di aver trovato risultatI molto simili anche in Gran Bretagna. «Le nostre analisi - racconta - evidenziano che i giovani si sentono molto sotto pressione e spesso sono pessimisti verso il futuro, il che è un dato storicamente insolito. Ovviamente la situazione cambia a seconda del patrimonio culturale e della classe sociale a cui appartengono i soggetti. Come sempre, chi proviene da una classe sociale più alta reagisce meglio alle pressioni circostanti». Secondo Peter Matjasic, presidente del Forum della Gioventu' Europea, i giovani si trovano ancora nell'occhio del ciclone, sebbene adesso si inizi a parlare di ripresa. «Troppi - sostiene - sono tutt'ora dispccupati e quelli che hanno un lavoro, sono spesso precari e privi di tutele sociali». Non solo. Il rapporto dell'Eurofound rivela anche che il 49% dei giovani europei sperimentano ogni giorno nuove esperienze di deprivazione più o meno gravi.
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