Amato, la Salis al Pride e il Consiglio d'Europa: ecco il podio dei peggiori

Nuovo capitolo della polemica woke sul Tricolore. L'eurodeputata Avs sfida Orbàn ma la sinistra ungherese non la vuole. L'attacco del Consiglio d'Europa alla polizia. Ecco i peggiori della settimana

Amato, la Salis al Pride e il Consiglio d'Europa: ecco il podio dei peggiori
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Al terzo posto troviamo il presidente emerito della Corte costituzionale, Giuliano Amato. Il caso, che gli vale il gradino più basso del podio dei peggiori, è ancora (ahinoi!) quello del neo sindaco di Merano, Katharina Zeller, che si è tolta la fascia tricolore durante l'insediamento. Scoppiata la polemica sui giornali, la Zeller si era difesa spiegando che si "era opposta a un gesto provocatorio e patriarcale". A noi era sembrata una motivazione pretestuosa, ad Amato invece no. Per l'ex premier la neo sindaco avrebbe, infatti, "reagito a un maschio impositore che, profittando anche del fatto che lei era donna, le stava imponendo la fascia tricolore". Non siamo d’accordo: il Tricolore va sempre indossato con fierezza. Anche quando non è previsto dal protocollo. E tirare in ballo il patriarcato o la dittatura machista non aiuta certo la causa femminista. Non fa che ridurla a una inutile polemica in salsa woke.

Al secondo posto si piazza l'eurodeputata di Avs, Ilaria Salis, che ha annunciato di voler tornare a Budapest per sfilare al Gay Pride. Sicuramente a muovere la paladina delle case occupate, tornata in libertà grazie all'immunità da europarlamentare, c'è la volontà di sostenere la causa della comunità Lgbtq+. Ma – sospettiamo noi – anche qualcos’altro. Forse, il desiderio di lanciare un guanto di sfida al premier Viktor Orbàn con cui certo non corre buon sangue? Chissà. Sta di fatto che in Ungheria persino qualcuno all’opposizione ha storto il naso e, presa carta e penna, ha detto "no, grazie" alla sua partecipazione. Sui social il deputato András Jámbor ha pubblicato una lettera aperta in cui la accusa di essere solo in cerca di popolarità. "Non abbiamo bisogno di questo tipo di solidarietà". E se lo dicono pure da sinistra forse un fondo di verità deve pur esserci...

Al primo posto del nostro podio abbiamo il Consiglio d'Europa per l’accusa, fortemente ideologica e piena zeppa di pregiudizi, mossa contro le nostre forze dell’ordine. Bertil Cottier, presidente della commissione contro il razzismo e l'intolleranza di quest'organo intergovernativo che ha sede a Strasburgo, ha chiesto al governo italiano di "condurre al più presto uno studio indipendente sul fenomeno della profilazione razziale nell'operato delle sue forze di polizia". Una richiesta del tutto fuori dalla realtà. Premesso che i nostri agenti vengono quasi quotidianamente aggrediti, spesso da immigrati clandestini, non è mai successo che in Italia arresti, fermi e perquisizioni venissero fatti su base razziale.

Nei confronti dei poliziotti, che ogni giorno garantiscono, anche a costo della loro stessa vita, la sicurezza di noi tutti, chiediamo maggiore rispetto. Non meritano campagne diffamatorie da parte di chi, a Strasburgo, non sa nulla del loro coraggio e della loro dedizione.

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