Roma - Sollevi il coperchio delle dichiarazioni responsabili, elimini i superflui «prima vediamo il programma», cerchi di raffreddare l'entusiasmo per le novità e quello che ti si presenta davanti è l'essenza della politica: piazzare ministri e altre cariche. Fare in modo che il numero delle teste del partito corrisponda a quello delle poltrone disponibili. È presto per dire se sarà così anche per l'esecutivo guidato da Matteo Renzi. Di sicuro la prima grana del governo è diventata proprio una questione di ministeri e sottosegretari. In particolare quali e quanti darne al Nuovo centrodestra. Nelle prime fasi della trattativa, Renzi è stato coerente con la sua allergia per il Ncd e ha presentato al partito una dieta drastica. Solo Angelino Alfano al governo come vicepremier e niente ministero dell'Interno. Il messaggio era: il gruppo nato scissione del Pdl non è più un cardine dell'esecutivo e non c'è più quel debito di gratitudine che il presidente del consiglio dimissionario aveva con il partito di Alfano per avere lasciato Silvio Berlusconi.
Ma quella proposta era solo un punto di partenza. Il Ncd lo sapeva bene ed è cominciata la trattativa vera e propria. La proposta di Renzi ad Alfano si è trasformata. Con qualche sottosegretario in più e il dicastero della Difesa per il segretario del partito.
Altra proposta respinta al mittente. E con qualche ragione. Il prossimo ministro della Difesa si troverà a gestire, più che un portafoglio, dei pesanti tagli al budget. Senza contare il capitolo F35, sui quali Renzi ha espresso più di una volta dubbi.
Sono servite a poco le provocazioni uscite in questi giorni da fonti renziane, come l'ipotesi di un allargamento della maggioranza a Sel e ad alcuni transfughi del Movimento cinque stelle. Il nuovo centrodestra ha alzato l'asticella con una richiesta precisa: un vicepremier, due ministri (con il Viminiale già prenotato) e almeno due sottosegretari. Trattativa serrata e tesa. Sembra quasi una vendetta di Letta. La grana Ncd toccò anche a lui. Quando si consumò la scissione, fu proprio Renzi a fare notare che il partito di Angelino Alfano era sovradimensionato: «Il Pd ha 300 deputati e Alfano ne ha 30. Alfano dice che può far cadere Letta? Bene, così si va subito al voto».
Oggi la stessa minaccia la fanno quelli del Ncd a Renzi. Il ministro alle Infrastrutture Maurizio Lupi ha chiesto al segretario Pd di scoprire le carte perché «in un governo di centrosinistra noi non ci stiamo» e delle elezioni, il partito «non ha paura».
Per il ministro della Sanità Beatrice Lorenzin: «Bisogna capire che tipo di governo vuole fare Renzi. Se vuole una maggioranza di centro sinistra noi non ci saremo. Non ci interessa stare al governo a tutti i costi». Dove l'allergia per il partito di Nichi Vendola sembra, più che sui contenuti, il volere evitare che Renzi possa fare una politica dei due forni quindi una maggioranza con un'ala destra e una sinistra intercambiabili. La soluzione fino a ieri sembrava lontana. Ma tutto fa pensare che i due contendenti alla fine troveranno una soluzione. Ad esempio due ministeri, uno ad Alfano e uno a Lupi.
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