di Gabriele Villa
«Nicolas Sarkozy, c'est fini». Il titolo del 5 maggio fatto dal Nouvelle Observateur e da gran parte dei quotidiani francesi non deve trarci in inganno. Una traduzione, come dire, a orecchio potrebbe far pensare che Sarkò sia in tutto e per tutto simile al «nostro» Gianfranco Fini. Ma quel «fini» scritto con la lettera minuscola, segnava invece solo l'uscita di scena del gran padrone dell'Eliseo, costretto a cedere il passo al rivale di sinistra Hollande. D'altra parte anche se il toner della fotocopiatrice ha funzionato in tutti questi anni a singhiozzo, Gianfry ha provato sempre a sembrare Nicolas. Da quando Sarkozy era ministro delle Finanze, nel governo Raffarin, e lui ministro degli Esteri, nel governo Berlusconi. A imitarlo nel modo di far politica e nello stile.
Col risultato, piuttosto misero, che, alla fine, è riuscito a somigliare solo al peggiore Sarkozy. Quello degli affari non sempre chiari, dei matrimoni e dei divorzi. Ma anche del lusso, delle vacanze snob, degli abiti cuciti addosso dal sarto. Non è riuscito però come Nicolas a farsi soprannominare il presidente «bling-bling», richiamo onomatopeico al tintinnio dei suoi gioielli e orologi di lusso (famoso il Patek Philippe da 55mila euro che si è sfilato mentre stringeva le mani dei suoi elettori).
Eppure per presentarlo come il gemello italiano di Sarkozy i supporter finiani si sono dati da fare per anni. Lui ci provò con un esaltante pensiero: «La politica deve saper costruire un consenso vero, effettivo, profondo, che non venga solo dall'inseguimento incessante dei mutevoli orientamenti dell'opinione pubblica». Come scrisse nell'introduzione all'edizione italiana del libro di Sarkozy «Ensemble». Ma una prefazione non basta perché resta, appunto, una prefazione se non c'è un «dopo» altrettanto esaltante. «Fini e Sarkozy: chi assomiglia di più e a chi? E soprattutto Gianfranco sfiderà Berlusconi come Nicolas ha fatto con Chirac?», domandava Giuliano Zincone dal Foglio fin dal 30 novembre del 2006. Peccato che la storica rottura di Gianfranco non ha avuto mai nulla a che a vedere con quella di Sarkò (che, silurando Chirac è riuscito a far voltare pagina alla Francia) ma si è tradotta soltanto in quel grossolano «Che fai, mi cacci?» col dito puntato contro Silvio Berlusconi mentre consumava lo strappo definitivo.
Figura da imitare per il Gianfry in carriera (suo padre, Argenio lavorava in una compagnia petrolifera) Nicolas Sarkozy è stato fin da subito il simbolo dei nuovi «aristos». Figlio di un nobile ungherese, naturalizzato francese, una volta laureatosi, si è dedicato alla politica. Jogging tutte le mattine, Nike ai piedi, Ray-ban agli occhi, impegni culturali, galà esclusivi. Amante del bello internazionale da sposare, vedi Carla Bruni. Il «nostro» invece negli anni Ottanta incontra Daniela Di Sotto, allora moglie di Sergio Mariani, dirigente del partito. Nel giugno 2007, Fini annuncia la separazione dalla moglie. Dopo la separazione, annuncia la relazione con l'avvocato Elisabetta Tulliani. Dalla relazione sono nate le figlie Carolina e Martina.
Ma anche su questo fronte Sarkò è riuscito a fare di meglio. O di peggio. Nel 1982 si sposa con Marie-Dominique Culioli. Hanno due figli: Pierre (1985) e Jean (1986). Nel 1984 incontra Cécilia Ciganer-Albéniz che sposa nel 1996, da questa unione nasce Louis (1997). Nel 2009 il figlio Jean lo rende nonno per la prima volta. Nel 2008 si sposa in terze nozze con Carla Bruni. Hanno una figlia, Giulia, nata nel 2011, la quarta per il presidente. In compenso, dicono i più perfidi, entrambi hanno dovuto convivere con la suocera. Addirittura la mamma della Bruni, si è insediata all'Eliseo. Fini brutta copia del Sarkò più brutto dicevamo perché, se è vero che Nicolas ha innescato aspre critiche per il suo discutibile stile di vita (a partire già dalla memorabile notte da Fouquet's, nel 2007, quando festeggiò la vittoria elettorale cenando in compagnia di molti amici facoltosi, inaugurando un'era politica, basata sull'ostentazione della ricchezza) è anche vero che Fini ha subito cercato di importare da Nicolas la propensione alla mondanità.
Dalla sua villetta ad Anzio, con piccolo giardino votato alla cura delle rose, è andato piroettando dalle Maldive più esclusive alle immersioni nei fondali proibiti di Giannutri. Look casual da barca, con cappellini da baseball girati al contrario. E poi il peggio dei due, ovvero gli scandali.
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