RomaGole profonde, così profonde da succhiare di nascosto incassi per milioni di euro provocando un buco nero tale da lasciare per mesi senza stipendio 1500 lavoratori dell'Idi. Dietro alla crisi dell'Istituto Dermopatico dell'Immacolata di Roma non si nasconde un problema di esuberi ma una vera e propria truffa perpetrata da padre Franco Decaminada, consigliere delegato del nosocomio dal 2004 al 2011. Il prete della Congregazione dei Figli dell'Immacolata Concezione approfittando della sua posizione avrebbe sottratto all'ospedale una cifra elevatissima, 4 milioni di euro, mascherando l'appropriazione indebita con false fatture. Uno scandalo nello scandalo considerando che l'ultimo stipendio regolare per i dipendenti dell'Idi risale al luglio 2012, che il nosocomio il 30 marzo è stato commissariato proprio per il pesante deficit, e che sono a rischio 405 posti di lavoro.
Ora tutto è da rivedere. La guardia di finanza di Roma, infatti, ieri nell'ambito dell'operazione «Todo Modo» ha arrestato padre Decaminada, che ha ottenuto i domiciliari e altri due imprenditori, Domenico Temperini e Antonio Nicolella, anch'essi accusati a seconda delle posizioni di appropriazione indebita, bancarotta fraudolenta ed emissione di fatture false. I finanzieri hanno anche sequestrato un lussuoso casale di 4 piani in Toscana, acquisito con i fondi distratti dall'Idi, del quale il prete nel giugno scorso ha inutilmente tentato di disfarsi attraverso una donazione per alleggerire la sua posizione processuale, rendendosi così responsabile secondo il Gip Antonella Capri anche di inquinamento probatorio.
L'inchiesta, che ha fatto scattare le manette ai polsi di Decaminada, ha preso il via nel dicembre del 2011 a seguito di un esposto di alcuni dipendenti che lamentavano il mancato versamento degli stipendi, segnalando incongruenze nella gestione amministrativa della struttura sanitaria. I pm romano hanno così accertato che le casse dell'Idi sono state oggetto di una spoliazione sistematica per 14 milioni di euro, che alla fine ha portato la struttura sull'orlo della bancarotta.
Secondo i finanzieri il prete avrebbe accumulato oltre 4 milioni di euro, 2,1 milioni prelevandoli direttamente in contanti mentre altri 1,8 gli sarebbero giunti da una serie di società che ne hanno coperto la reale destinazione con fatture false emesse da un'altra società, rappresentata proprio dal responsabile pro tempore del settore commerciale dell'Idi. Temperini, quale amministratore di Idi-Farmaceutici e direttore generale di Idi-Sanità, avrebbe invece effettuato prelievi non giustificati per 250 mila euro. Al vaglio delle Fiamme gialle, che in queste ore hanno effettuato 14 perquisizioni in diverse città, c'è anche la posizione di altre 10 persone, denunciate per riciclaggio, emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, occultamento di scritture contabili e appropriazione indebita. «Questa è la conferma che i problemi dell'ospedale sono solo di gestione non di esuberi - dice Massimiliano Rizzuto, tecnico di laboratorio e rappresentante Cgil, che per giorni ha vissuto sul tetto dell'Idi per rivendicare gli stipendi -. Speriamo che chi ha sbagliato paghi».
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