Arriva l'elemosina Ue: 50 centesimi al giorno ai giovani disoccupati

Al vertice di Roma Letta chiede misure urgenti per il lavoro: "Tempo scaduto". Si parla di appena sei miliardi in sette anni

Arriva l'elemosina Ue: 50 centesimi al giorno ai giovani disoccupati

Roma - Alla luce dei risultati del quadrangolare di Roma sul Lavoro, Enrico Letta è facile profeta: «Il prossimo anno ci sono le elezioni europee. Se a livello europeo non avviamo in tempi rapidi misure dirette e concrete a sostegno dell'occupazione, a Strasburgo aumenteranno le file degli euroscettici».
Il vertice di Palazzo Chigi sembra la conferma della previsione del presidente del Consiglio. L'unico risultato concreto a sostegno del mondo del lavoro è stata... la disponibilità tedesca a favore dell'Unione bancaria. Di soluzione «concrete» in chiave anti-disoccupazione giovanile, poche. Secondo un calcolo aritmetico, i fondi europei a disposizione (6 miliardi dal 2014 al 2020) se distribuiti personalmente, garantirebbero ai 5,6 milioni di giovani senza lavoro in Europa poco più 150 euro all'anno: 42 centesimi al giorno. Va detto, però, che si tratta di un'elaborazione esclusivamente aritmetica che non tiene conto del volano finanziario che possono favorire i 6 miliardi di fondi europei a disposizione.
«Dal summit - spiega Fabrizio Saccomanni - è arrivato un segnale forte dei ministri ai problemi della crescita». E per raggiungerlo, si sono trovati a Roma i ministri dell'Economia e del Lavoro di Francia, Germania, Spagna ed Italia. Gli stessi si ritroveranno a breve a Madrid, poi a Bruxelles, quindi a Berlino ai primi di luglio. Ad eccezione degli spagnoli, tutti gli altri si rivedranno prima in Irlanda del Nord per il G8. E nelle conclusioni di quest'ultimo vertice (già predisposte) l'Italia è riuscita ad inserire un richiamo ai problemi dell'occupazione.
Dai lavori di Palazzo Chigi è emersa la disponibilità a collaborare tutti insieme per utilizzare i finanziamenti della Banca europea degli investimenti (Bei) e delle quattro «Casse depositi e prestiti» a sostegno e per la ricapitalizzazione delle piccole e medie imprese. Sono quelle che assorbono il 90% della manodopera nei diversi Paesi: spiega, quasi a giustificarsi, il ministro spagnolo dell'Economia. «Una loro ricapitalizzazione - argomenta Luis de Guindos Jurado - favorirà la crescita, insieme all'Unione bancaria». «La dobbiamo portare presto a termine», aggiunge il ministro delle Finanze tedesche.
Ed il lavoro? Le misure concrete da avviare in tempi rapidi? Tanto per cominciare, il pacchetto di interventi allo studio del governo oggi non debutterà al Consiglio dei ministri. L'annuncio arriva da Enrico Giovannini. Pochi minuti prima, Renato Brunetta aveva osservato: se i provvedimenti non sono «maturi» è meglio non portarli all'esame del Consiglio dei ministri. Per Brunetta, i provvedimenti possono essere considerati maturi se condivisi con la maggioranza; «mentre sembra che il governo abbia finora ascoltato solo i sindacati».
Pochi spazi sembra riceverli anche l'ipotesi italiana di stralciare dal computo del deficit le spese per investimenti destinate a creare occupazione. «Noi restiamo agganciati ai Trattati europei», commenta Schauble. Gli attuali Trattati non prevedono tale ipotesi.
Sul fronte interno, Giorgio Squinzi torna a chiedere maggiore attenzione sul costo del lavoro e si dice preoccupato per le mancate coperture (o coperture labili) per il rifinanziamento della cassa integrazione in deroga. La sua preoccupazione sulle dimensioni del cuneo fiscale si scontra, però, contro la fotografia dell'Istat. Nel primo trimestre gli oneri sociali pagati dalle imprese sono cresciuti dell'1,4% e del 2,4% su base annua.

A determinare l'aumento è stata «l'introduzione di contributi aggiuntivi a carico delle aziende per il finanziamento dei fondi a sostegno del reddito dei lavoratori, in caso di interruzione del rapporto di lavoro». Insomma, nell'ultimo anno, invece di scendere, come chiede il presidente degli industriali, il cuneo fiscale è aumentato del 2,4% su base annua.

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