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«Avevo un'edicola Ora so fare anche un altro lavoro»

Mirco Pantaloni gestiva uno dei due negozi di famiglia nel centro di Caserta. Cartoleria, oggettistica e quotidiani: poco a che vedere con i fornelli. Che però sono sempre stati la sua passione: le sue cene, tra amici e conoscenti, erano diventate famose in città. Poi un giorno ha deciso: ha chiuso l'edicola e si è iscritto ad una scuola di cucina.
Cosa ti ha spinto a decidere?
«I motivi sono due: da un lato, a 38 anni, avendo cominciato a lavorare presto, avevo voglia di prendermi una soddisfazione. Ma è stata anche una scelta ragionata: considerando la crisi economica, ho deciso di professionalizzarmi per avere un “piano B“. Di questi tempi non si sa mai».
Poi, cos'è successo?
«Dopo mesi di corso full time dal lunedì al venerdì ho lavorato durante la stagione estiva nel resort «Casa del Mar» in Corsica. Una bellissima esperienza, è un ristorante con due stelle Michelin, considerato tra i primi cinquanta al mondo».
Clienti famosi?
«Gianna Nannini, Bob Sinclar...Ma non è questo il punto importante».
Qual è?
«Lì c'è una cucina di alto livello, con una grandissima cura per il dettaglio: la «brigata» era composta da 18 persone, io ero in pasticceria. Tutto deve essere perfetto: dietro ogni piatto c'è una storia.
Si guadagna?
«Prendevo, da stagista, 500 euro al mese, più l'alloggio».
Dopo, cos'hai fatto?
«Sono stato a Londra in un altro ristorante per un po'. Adesso sono tornato a casa».
E lavori di nuovo nel negozio o come cuoco?
«Per ora lavoro in edicola: è comunque un'attività di famiglia. Volendo potrei fare il cuoco anche qui, ma per me non ha senso proprio perché l'ho fatto per passione e per crearmi un'alternativa lavorativa».
Che cosa potrebbe farti indossare di nuovo la divisa del cuoco?
«Preferisco non fare troppi progetti. Ma tengo aperta la porta: ecco, se mi richiamassero in Corsica anche la prossima estate ci tornerei. Per me più dei soldi conta il livello del lavoro».
Adesso però sembra che fare il cuoco, con questi talent show, sia la moda del momento...


«In parte è vero, a queste trasmissioni mi viene da riconoscere un solo merito: prima si pensava che nelle cucine dei ristoranti ci fosse gente ignorante, ora abbiamo riscoperto l'alto valore culturale della nostra cucina».

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