
Chi si fosse preoccupato per il Fascismo che torna, può stare tranquillo: la Procura ha aperto un fascicolo sui saluti romani alla cerimonia (quella serale) per Sergio Ramelli. E così un altro processo si metterà in coda, perché ancora in attesa ci sono gli anni scorsi, per affrontare la trafila di sentenze, appelli e ricorsi che portano alla roulette finale della Cassazione che stabilirà se assolvere o condannare. Nel frattempo il sindaco Sala è andato alla commemorazione (quella del pomeriggio) presentandosi «col cuore, ma senza fascia». Va bene così, si è anche stanchi ogni anno di dover star lì a sindacare sulla sua coscienza: felici che abbia portato il cuore; per quanto riguarda la fascia a questo punto ognuno si faccia l'idea che crede. Perché ora sul tavolo c'è la nuova proposta di intitolare un luogo a tutte le giovani vittime di quegli anni. Che sia un modo per calciare la palla in tribuna davanti alla sempre più pressante richiesta di intitolargli una strada o una piazza? Anche qui ognuno si faccia l'idea che vuole. Di certo ricordare con una targa quei terribili omicidi male non fa e si proceda veloci, ma si lasci a Ramelli quello che gli si deve. E ai facili politicanti di sinistra va opposta un po' di storia, quando affiancano il suo orrendo martirio sotto le chiavi inglesi di Autonomia operaia ad altre morti avvenute in circostanze e con responsabilità ben diverse.
Perché quando Hegel dovette contestare l'indefinito assoluto di Schelling, lo descrisse come «la notte in cui le vacche sono nere». E oggi che finalmente dopo 50 anni la memoria di Ramelli ha ottenuto la dignità che merita, non è bene tumularla in una fossa comune. Lo si deve lui e ai tanti che quella fine evitarono per un soffio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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