"Bene la stretta", "Ma la Bossi-Fini va rivista". Ancora scontro sull'immigrazione

I fatti di Rovereto hanno sconvolto l'opionione pubblica. Ecco il parere dei segretari dei sindacati di polizia Domenico Pianese (Coisp) e Stefano Paoloni (Sap)

"Bene la stretta", "Ma la Bossi-Fini va rivista". Ancora scontro sull'immigrazione

La sicurezza e il tema dell'immigrazione irrompono sul dibattito pubblico dopo il cruento omicidio avvenuto a Rovereto. Per la rubrica Il bianco e il nero abbiamo interpellato Domenico Pianese e Stefano Paoloni, segretari rispettivamente del Coisp e del Sap.

Rovereto è solo l'ultimo campanello d'allarme. Crede che siamo di fronte a una nuova emergenza criminalità?

Pianese: "I fatti drammatici di Rovereto si sommano a tanti altri reati violenti perpetrati negli ultimi mesi. I dati generali ci dicono che negli anni sono stati commessi meno reati ma che c’è un aumento della violenza per esempio i dati degli stupri sono passati dai 4497 del 2020 ai 5991 del 2022. Questi dati ci devono indurre ad una riflessione sul potere di deterrenza delle norme penali e sulla necessità che chi commette reati violenti di dimostrata pericolosità sociale non può beneficiare di sconti di pena o istituti alternativi, ma deve stare in galera perché lo Stato ha il dovere di proteggere i cittadini da questi soggetti".

Paoloni: "Rovereto è solo uno degli ultimi fatti saliti agli onori della cronaca e che hanno suscitato grande indignazione. Purtroppo, sono quotidiani gli episodi di criminalità più o meno efferati e, nella maggior parte dei casi, i protagonisti sono cittadini extracomunitari irregolari. Gli arrivi di clandestini nel nostro Paese sono in costante aumento sia da sud attraverso il Mediterraneo, ma anche da nord attraverso la rotta balcanica. Dopo l’identificazione solamente una minima parte di questi viene rimpatriata mentre per la maggioranza viene emesso decreto di espulsione che il più delle volte non viene rispettato. Molti proseguono verso nord per Germania, Francia, Belgio ecc., ma molti altri restano nel nostro Paese ed essendo chiaramente irregolari non possono che vivere di espedienti. Questo è anche il motivo per cui attorno alle nostre stazioni di sovente si creano situazioni di pericolo e allarme sociale. La difficoltà nell’espulsione, nonché la scarsa effettività (certezza) delle pene per chi compie reati sono tra le principali ragioni per cui è sempre complesso contenere questi fenomeni criminosi. Mi è doveroso ricordare, inoltre, che dopo i tagli della legge Madia del 2015 oggi l’organico della sola Polizia di Stato patisce una carenza di circa 10.000 unità".

Secondo lei, è necessario ripristinare il progetto "Strade sicure"?

Pianese: "Il progetto strade sicure nasce per recuperare personale delle Forze di Polizia liberandolo dai servizi di vigilanza fissa e per questi impieghi ha una sua valenza mentre per il controllo del territorio bisogna investire per far recuperare i circa 10.000 Poliziotti che mancano e le altre Forze di Polizia hanno problemi analoghi".

Paoloni: "Il progetto 'Strade sicure' è certamente uno strumento di supporto all’operato delle forze dell’ordine per il presidio e la prevenzione dei reati ma serve un percorso di ripianamento degli organici di tutte le forze dell’ordine perché l’opera di sicurezza sia svolta da professionisti del settore".

Crede che la Bossi-Fini debba essere rivista?

Pianese: "La Bossi-Fini è una Legge del 2002 un momento storico completamente diverso da quello che viviamo oggi. Dall’introduzione di quella Legge efficace in quel momento c’è stato un mutamento geopolitico che ha visto una destabilizzazione di molti Paesi del nord e centro Africa che portano centinaia di migliaia di persone ad avere la speranza di approdare nel vecchio continente, tutto ciò accompagnato dalla nascita di organizzazioni criminali che si occupano del remunerativo traffico di esseri umani. Quindi ritengo che sia necessario attualizzare le norme che regolano l’immigrazione nel nostro Paese a quelle che sono oggi gli scenari internazionali".

Paoloni: "Certamente una rivisitazione della Bossi-Fini sarebbe opportuna. Da una parte è necessario garantire i diritti civili a ciascun individuo, ma dall’altra non si può permettere che sul suolo del nostro Paese permangano per lungo tempo persone (irregolari) clandestine e che in conseguenza della loro condizione sul suolo nazionale, per sopravvivere siano costrette a vivere di espedienti. L’esperienza di questi anni e l’immigrazione massiva che abbiamo dovuto subire hanno fatto sì che si sia maturato un bagaglio di esperienze importanti che deve essere tradotto, senza pregiudizio, in norme efficaci e funzionali. Sono molto importanti, inoltre, gli accordi bilaterali con i Paesi da cui queste persone si allontanano in modo da individuare procedure di riconoscimento e di rimpatrio chiare e veloci".

Il governo intende mettere in campo una stretta sulle espulsioni dei migranti irregolari, pericolosi e con precedenti. Può essere una soluzione o è un provvedimento insufficiente?

Pianese: "È un provvedimento che condividiamo ma riteniamo che debba essere accompagnato anche con una revisione delle norme penali per impedire le porte girevoli del carcere a chi commette reati violenti".

Paoloni: "È un provvedimento che auspicavamo da tempo, era anche uno dei punti di programma di questo Governo. I fatti di Rovereto avendo suscitato forte indignazione tra la popolazione, hanno certamente accelerato questo procedimento. Il solo decreto di espulsione con l’invito all’allontanamento in modo autonomo da parte del soggetto non è chiaramente sufficiente per risolvere il problema della clandestinità. Auspichiamo che l’esecutivo possa emanare norme efficaci e funzionali. Servono più Cpr e come sopra detto accordi con i Paesi verso i quali va fatto il rimpatrio".

Le forze di polizia sono adeguatamente preparate ed equipaggiate per affrontare queste situazioni oppure patiscono carenze?

Pianese: "Le Forze di Polizia escono da anni in cui hanno subito tagli lineari e che hanno inciso profondamente sul sistema sicurezza del Paese. Basti pensare che mancano circa 30.000 operatori e questo incide sui tempi d’intervento e sul controllo del territorio. Proprio per restituire piena efficienza alle Forza di Polizia abbiamo chiesto al Governo di fare un piano pluriennale d’investimenti per ripianare i vuoi ti d’organico e recuperare le lacune logistiche".

Paoloni: "La polizia del nostro Paese è ritenuta una delle polizie migliori al mondo. Formazione e addestramento restano comunque elementi fondamentali per avere forze di polizia capaci ed efficienti, per questo bisogna sempre investire in questi importanti aspetti. In merito agli equipaggiamenti e alle dotazioni si sta facendo un percorso di adeguamento agli standard necessari, poiché dal 2010 al 2017, nel periodo della spending review, i tagli sono stati lineari e hanno portato ad una forte debilitazione dell’apparato della sicurezza. In molti ricorderanno, ad esempio, i problemi di benzina alle auto della polizia o le divise rattoppate. Ora la situazione è migliorata, ma c’è ancora molto da fare. Dotazioni adeguate consentono anche maggiore efficienza, basti pensare al Taser che sta producendo ottimi risultati: molti meno sono i feriti tra gli operatori delle forze dell’Ordine, ma anche tra le persone da fermare. Su dieci interventi con il Taser, otto volte vi è desistenza da parte della persona da fermare e quindi non vi è uso della forza.

Pertanto, è importante proseguire sulla strada dell’efficientamento delle dotazioni: sale operative interattive, giubbotti e guanti antitaglio, più Taser, divise adeguate, Body Cam, uffici efficienti, sale fermati funzionali e videoriprese, software per il riconoscimento facciale eccetera. Questi sono solo alcuni delle dotazioni che potrebbero rendere il nostro operato migliore".

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