Berlusconi: "Abrogare l'attuale finanziamento ai partiti"

Il Cav all'Huffington Post: "Nel Pdl bisogna immettere personalità nuove, ma bisogna evitare il professionismo della politica". Poi apre: "Monti candidato dei moderati? Vedremo". Nel pomeriggio lancia un avvertimento: "La politica rischia di morire nel discredito"

Dall'apprezzamento per la scelta di Renata Polverini di dimettersi da presidente della Regione Lazio alla necessità di dare una sferzata al centrodestra rifondando il Pdl. E ancora: la delusione per le politiche messe in atto dal premier Mario Monti, l'anti politica di Beppe Grillo e la spinta innovativa di Matteo Renzi all'interno del Partito democratico. In una intervista fiume, concessa all'Huffington Post (leggi qui) alle cinque e mezza di venerdì scorso e "aggiornata" ieri sera dopo le dimissioni della Polverini, Silvio Berlusconi analizza l'attuale situazione politica con uno sguardo teso al futuro e alle prossime elezioni. "Sono disposto a sostenere con tutto il cuore un candidato che non sia io", ha assicurato il Cavaliere spiegando che lo stesso Monti potrebbe essere "un candidato perfetto dei moderati", anche se deve prima candidarsi. Tuttavia, in giornata, Berlusconi ci ha tenuto a precisare che "il Pdl non è allo sbaraglio" e che del caso Lazio sono "corresponsabili tutti i partiti".

Rinnovare il centrodestra

La prima preoccupazione è la Regione Lazio. Ieri sera la Polverini ha deciso di lasciare e mandare a casa la Giunta. “Apprezziamo la scelta della Polverini, che pur non avendo compiuto nulla di immorale né di illegittimo, ha ritenuto, di fronte alle gravi emergenze venute alla luce nell'utilizzo dei fondi pubblici, di consentire con le sue dimissioni un cambiamento dell'amministrazione”, ha spiegato il Cavaliere tornando a ribadire che adesso è arrivato il momento di rinnovare l'intera classe politica. "Bisogna immettere personalità nuove, ma non sempre basta essere giovani - ha continuato l'ex premier - bisogna essere giovani e capaci, giovani e professionali". Tuttavia, Berlusconi ha messo subito in chiaro che va evitato "il professionismo della politica, quello di chi ha alle spalle trent’anni in parlamento e quando va in televisione la gente non ne può più. Io vorrei che in televisione andassero solo i giovani". Ad ogni modo, la sensazione di Berlusconi è che "l’assetto elettorale del 2013 sia ancora tutto da costruire".

Le responsabilità in Regione Lazio

Per Berlusconi la Polverini "si è assunta responsabilità che sono di sistema e riguardano tutte le classi dirigenti in ogni partito". "Nessuno può chiamarsi fuori - ha spiegato il Cavaliere - tutti i gruppi nel Consiglio regionale del Lazio erano corresponsabili: maggioranza e opposizione". Adesso, a detta dell'ex premier, è necessario "intervenire con estrema decisione, con coraggio e severità: la politica in Italia rischia di morire nel discredito in conseguenza di comportamenti collettivi e individuali intollerabili al senso comune e alla coscienza pubblica". In una nota pubblicata nel pomeriggio, l’ex premier ha, quindi, sottolineato che ora "bisogna abrogare il sistema di finanziamento di gruppi e partiti così come l’abbiamo conosciuto. Si sono fatti dei passi in questa direzione, a livello centrale, ma non basta. Le finanze pubbliche regionali e locali - ha spiegato - devono subire un esame senza indulgenze, e si deve procedere all’abrogazione di ogni erogazione impropria e alla messa in opera di controlli indipendenti che nessuna norma legislativa a tutela dell’indipendenza delle istituzioni può ostacolare. L’autonomia della politica è una cosa seria, non si difende consentendo comportamenti indecenti. Su questo garantisco, a nome mio personale e della squadra che entrò in politica nel 1994 per cambiare l’Italia, un impegno di risanamento senza incertezze". Per Berlusconi occorre "un forte rinnovamento per tornare alla politica come servizio e non come fonte di guadagno per i singoli".

I risultati del governo Monti

Non è certo un mistero il fatto che molte politiche messe in campo dai tecnici non abbiano mai trovato il favore di Berlusconi. Tanto per citarne una: l'Imu sulla prima casa. "Monti era sulla carta il miglior presidente del consiglio per un governo d’emergenza che avesse l’appoggio sia della maggioranza sia dell’opposizione e potesse fronteggiare al meglio la crisi - ha rivelato il Cavaliere all'Huffington Post - io per primo lo avevo indicato a suo tempo come commissario europeo, e a Bruxelles non ci ha deluso". Secondo Berlusconi, Monti è partito bene scegliendo una politica di continuità rispetto a leggi di bilancio, riforme e provvedimenti assunti dal precedente governo in accordo con l’Europa nella lettera di impegni. Poi, però, qualcosa si è appunto rotto. "Nel momento in cui si doveva accompagnare l’austerità con la crescita, ha pesato sul governo Monti il condizionamento della sinistra: i veti del Pd sulla riforma del mercato del lavoro hanno interrotto l’azione riformatrice", ha puntualizzato l'ex premier rinfacciando a Monti di aver "preferito aumentare le tasse invece di rimettere in moto produzione e consumi". Da quel momento il Pdl ha, infatti, assunto un atteggiamento critico verso l'esecutivo. Proprio per questo, in caso di vittoria alle prossime elezioni, la proposta di Berlusconi è di abolire l’Imu sulla prima casa: "Una tassa intollerabile per gli italiani, che diversamente dal resto d’Europa abitano per l’80% nella casa di proprietà. L’Imu andrebbe considerata una imposta “una tantum” per l’emergenza, un pronto soccorso che dovrebbe trasformarsi in Imu federale soltanto sulle seconde case".

Le politiche in Europa

"Rispetto a Monti sarei stato meno ligio alla Germania - ha spiegato il Cavaliere - uno stato egemone che detta agli altri paesi europei la regola del rigore e dell’austerità, con la pretesa che attraverso l’austerità si possa ridurre il debito". Ma questa è un’illusione: "Il debito pubblico si diminuisce con l’aumento del Pil, che significa sviluppo e crescita". Ma il vero, grande errore è stato commesso con l’euro. Un errore che difficilmente potrebbe essere rimediato dal momento che "oggi sarebbe difficile uscire dall’Eurozona". Tuttavia, sul futuro dell'unione monetaria si prospettano tre possibilità. "La prima - ha spiegato Berlusconi nell'intervista - convincere la Germania che non possiamo andare avanti solo con l’austerità. La seconda: che la Germania esca dall’euro, un’ipotesi non fantascientifica se le stesse banche tedesche hanno valutato la possibilità della sostituzione dell’euro con il marco e, terzo, che escano dall’euro gli altri paesi, il che però significherebbe la fine della moneta comune e la rottamazione dell’Europa". Delle tre il Cavaliere preferisce sicuramente la numero uno: convincere la Germania. "Il problema - ha continuato - è quello di riformare l’Unione europea e attribuire alla Bce le prerogative di una vera banca centrale, compreso il ruolo di garante dei debiti sovrani di tutti gli stati che hanno ceduto il loro diritto di stampare moneta all’Unione europea e per essa alla Bce, rendendo così aperti al rischio di default i loro debiti sovrani".

Le dimissioni da Palazzo Chigi

Nell'intervista all'Huffington Post Berlusconi è tornato a spiegare le ragioni del suo passo indietro da Palazzo Chigi. "La ragione del passo indietro era politica - ha detto - è stato un gesto di responsabilità verso il paese. Il mio governo, e io personalmente, siamo stati a lungo oggetto di una pesantissima campagna mediatico-giudiziaria e di speculazione, interna e internazionale". Oggi è evidente a tutti che la responsabilità dell’innalzamento dello spread non era dell'ex premier o delle misure prese dal precedente governo. "Lo spread, rimasto pure con Monti sull’ottovolante per mesi, fino a quota 536 punti base il 24 luglio scorso - ha fatto notare - è diminuito solo quando Mario Draghi ha dichiarato l’impegno della Bce a fare tutto il necessario per soccorrere i Paesi debitori acquisendo titoli di stato dei paesi in difficoltà". E ancora: "Qualcuno nella sinistra aveva addirittura sostenuto che con le mie dimissioni lo spread sarebbe diminuito di 300 punti base… Tutti hanno capito che lo spread altro non è che il premio per il rischio che gli investitori ritengono di correre acquistando titoli di uno stato che non ha più la possibilità di stampare moneta, esponendo così, lo ripeto, il proprio debito sovrano al rischio di default".

Il futuro di Monti

Berlusconi ci ha tenuto a far notare che la distizione tra tecnici e politici è piuttosto labile. "Nel momento in cui sono entrati nel governo, i tecnici sono diventati protagonisti della politica - ha continuato - molti di loro già avevano una lunga esperienza di lavoro al fianco della politica". Il Cavaliere stesso si considera un tecnico sceso in politica: "L’importante è non essere professionisti della politica, ma essere arrivati alla politica avendo già una propria attività di successo". Proprio per questo l'ex premier non chiude alla possibilità di sostenere un candidato forte che non sia lui. Il nome di Monti viene ripetuto nei corridoi dei palazzi romani. L'obiettivo dell'ex premier resta ancora quello di "scongiurare che l’Italia finisca in mano a soggetti che in comune non hanno proprio nulla". "Io stesso ho avuto problemi con i miei alleati, eppure partivamo da basi comuni che sembravano solide - si è chiersto Berlusconi - cosa potrà mai accadere all’Italia governata da un’armata Brancaleone che comprende Vendola e Casini, Bersani, la Bindi e Di Pietro?".

L'accanimento giudiziario

Berlusconi ha ribadito di non avere alcuna paura dell'assalto giudiziario mosso contro di lui da certe procure. "Ho sempre trovato un giudice a Berlino, non sono mai stato condannato nonostante un accanimento giudiziario che non ha eguali nel tempo e nel mondo, e che purtroppo ha già interferito nella storia d’Italia", ha detto il cavaliere ricordando come "nel 1994, un avviso di garanzia pubblicato sul Corriere della Sera provocò, con l’intervento di Scalfaro, una crisi con i miei alleati leghisti che fece cadere il governo e allontanò per anni l’avvio delle riforme. E tutto per un’accusa dalla quale anni dopo, troppo tardi, fui giudicato innocente con formula piena per non aver commesso il fatto". Tuttavia, ha sottolineato Berlusconi, "l’accanimento giudiziario non mi ha mai impedito e non mi impedirà mai di fare ciò che sento il dovere di fare, nell’interesse del Paese che amo".

Beppe Grillo, un attore brillante

Tornando a parlare del leader del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo, Berlusconi lo ha definito "un attore brillante che ha saputo abilmente sfruttare le potenzialità della rete per interposta persona, e che attenendosi scrupolosamente a un copione scritto, ha cavalcato e cavalca una protesta legittima contro la degenerazione di una certa politica fondata sull’incompetenza e sul privilegio". Nonostante l'elevato gradimento riscosso soprattutto negli ultimi mesi, Berlusconi non è affatto spaventato da Grillo dal momento che "non è riuscito a proporre qualcosa di costruttivo". L'ex premier è, infatti, convinto che il guru a 5 Stelle "non sarebbe proprio in grado di governare". "L’Italia non ha bisogno in questo momento di salti nel buio, ma di una guida esperta e capace - ha continuato il Cavaliere - è significativo che i candidati grillini preferiscano non apparire in pubblico, non confrontarsi.

Tra loro ci sono giovani animati da una sincera volontà di impegnarsi nella vita civile e questo è un bene, vanno rispettati. Ma hanno poco a che fare con Grillo, che resta uno straordinario istrione e nella vita ha costruito soltanto un successo teatrale".

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