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Berlusconi: decreto choc per l'economia

Roma«Dei magistrati parliamo un'altra volta...». È questa, forse, la battuta che più fotografa lo stato d'animo di Silvio Berlusconi. Un Cavaliere che parla davvero il minimo indispensabile al comizio che chiude ai piedi del Colosseo la campagna elettorale di Gianni Alemanno. Il leader del Pdl, è evidente, vuole evitare di toccare i temi cosiddetti «sensibili» e innescare quella che rispetto alle toghe sarebbe una polemica inevitabile e probabilmente durissima.
È per questo che l'ex premier preferisce il basso profilo, ignorando non solo il capitolo magistratura ma guardandosi bene dall'affrontare pure eventuali temi collegati come per esempio le intercettazioni. L'obiettivo, insomma, è quello di non dare alcun pretesto a chi nel centrosinistra sostiene che saranno i guai giudiziari di Berlusconi a far saltare il banco, visto che – è stato il senso dei ragionamenti fatti a Palazzo Grazioli – i Democratici sono sul punto d'implodere e non vedono l'ora di scaricare su altri le responsabilità di un eventuale fallimento delle larghe intese.
Messa nel cassetto la questione toghe (in privato i commenti continuano a essere al limite dell'irripetibile), il Cavaliere è deciso a tenere la doppia linea: Berlusconi di governo e Berlusconi di lotta. Il primo è quello che ribadisce di «sostenere con lealtà il governo», un esecutivo in cui «noi riponiamo tanta speranza». Al punto dall'essere convinto che «forse è finalmente arrivato il momento giusto per portare a casa quelle riforme costituzionali di cui si parla da anni», compresa «l'elezione diretta del presidente della Repubblica». Il secondo affonda invece sulle priorità economiche e continua a tenere alta l'asticella ribadendo la necessità di «un decreto choc per rilanciare l'economia che contenga le misure che noi abbiamo indicato in campagna elettorale». Le snocciola una a una dal palco sotto al Colosseo: dal non aumento dell'Iva alla detassazione per l'assunzione dei giovani passando per una profonda riforma di Equitalia.
Un Cavaliere che seppure promette un appoggio quasi incondizionato al governo è però deciso a non arretrare di un centimetro sui temi economici. D'altra parte è proprio su quelli che i sondaggi continuano a premiare un Pdl che ieri veniva dato al 30% da una rilevazione SkyTg24-Tecné (con il Pd al 24,5 e il M5S al 21). E così, anche sull'Imu Berlusconi ribadisce la sua linea. «Ne abbiamo ascoltate di cotte e di crude», dice l'ex premier. «Hanno perfino detto che era la nostra ossessione ma – insiste – noi siamo convinti che sia una tassa ingiusta e dannosa che colpisce la casa che è un bene sacro». E, conclude, «finalmente si arriverà alla sua abrogazione».
E tanto per rinforzare il concetto, nel caso qualcuno nel governo pensasse che il leader del Pdl non fa troppo sul serio, il Cavaliere torna sulla campagna elettorale dicendo che di fatto è stato il Paese a chiedere interventi decisi sul fronte fiscale. Il Pd e la sinistra – è il ragionamento di Berlusconi - erano convinti «di vincere tutto» ma «gli italiani hanno reagito dimostrando di non voler finire in un inferno fiscale» tanto che «c'è stata la nostra rimonta e si è arrivati a un sostanziale pareggio elettorale». Infine l'affondo sui parlamentari del M5S, «burattini comandati via internet da un capocomico sconclusionato».
Di lotta e di governo, dunque. Perché se il sostegno a Enrico Letta non è in discussione è chiaro che lo stringere su provvedimenti economici e abrogazione dell'Imu significa avventurarsi in un terreno delicatissimo e sul quale il Pd cammina come fosse un campo minato. Senza considerare che qualche giorno fa Berlusconi aveva indicato la fine di giugno come dead line per il cosiddetto decreto choc e per l'Imu.

Settimane in cui sono attesa la sentenza Ruby e la decisione della Consulta sui diritti tv.

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