
Roma Il primo Berlusconi del 2013 è uguale all'ultimo del 2012: vuole eliminare Mario Monti dalla corsa a Palazzo Chigi. «Non è lui il mio avversario», ma quel Pier Luigi Bersani leader di un partito «che ha cambiato nome ma è ben dentro le ideologie del passato». Uno contro uno e si veda chi è più forte, senza interferenze del premier uscente, «che ne ha dette tantissime negli ultimi tempi e ciò che dice non ha più credibilità».
Ospite di SkyTg24 («Questa tv l'ho creata io. Con grande piacere accetterò il confronto tv con gli altri due candidati») nell'ennesima tappa del tour televisivo che sta scandendo la sua riscossa personale e politica, il Cavaliere è lucido e determinato. Monti è lì, argomento che non si può eludere, e allora giù con gli affondi. «Non ha mantenuto la parola. Era stato messo a guida di un governo tecnico con la promessa che non avrebbe approfittato della promozione a senatore a vita, lo aveva promesso al presidente Napolitano e a tutti gli italiani e ora e ce lo troviamo lì a fare il leader di una coalizione con dei compagni di viaggio che li raccomando...». Malgrado si stia su Sky non ci vuole il decoder per capire il riferimento agli «orridissimi» Pier Ferdinando Casini e Gianfranco Fini. Ma non finisce qui: Berlusconi ribatte anche alle accuse di scarsa coerenza da parte di Monti: «C'è un'assoluta linearità di comportamento da parte mia. Mi sarei fatto indietro se Monti avesse accettato e fosse stato capace di federare tutti i partiti di centrodestra. Non è successo e io sono ancora qui con grande sacrificio». E anche sull'operato del governo dei Professori il giudizio è severissimo: «Ha applicato le ricette della Germania e del Paesi del Nord» con il risultato di accrescere «questo stato di preoccupazione, ansia e paura verso il futuro». Anche a causa del fisco, «arrivato a limiti di violenza e da molti è considerano uno Stato di polizia tributaria, un regime di terrore che arriva all'estorsione». E se ora Monti promette di abbassare le tasse, è solo perché «è diventato politico e fa delle promesse da politico. Io invece le promesse le ho mantenute tutte». E ha intenzione di mantenere anche la prossima: «Arrivare a un patto tra banche e imprese per aprire la possibilità di credito che oggi si è molto ridotta».
Molti i messaggi inviati ieri da Berlusconi. Primo: non è detto che sia proprio lui, il Cavaliere, il candidato a Palazzo Chigi: «La legge dice che i partiti devono indicare il leader della coalizione. Il premier sarà indicato successivamente». «Bisogna anche eleggere il presidente della Repubblica», ricorda Berlusconi facendo capire che in caso di vittoria elettorale potrebbe lasciare Palazzo Chigi a qualcun altro (magari non Alfano, a cui «manca il tempo per farsi conoscere bene») per puntare al Quirinale. Secondo: l'alleanza con la Lega è importante e ci sarà. Terzo, si andrà al voto con il simbolo e la «scritta Popolo della libertà, due parole bellissime». Quattro: nelle liste ci saranno molte facce nuove («Siamo sommersi dalle richieste») e niente nomi chiacchierati come quello di Marcello Dell'Utri («Dolorosamente»).
È un Berlusconi a tutto campo. Che affetta indifferenza verso Antonio Ingroia («Con tutto quello che mi hanno fatto i magistrati lei crede che io possa avere paura di qualcuno?»), si dice convinto che la Chiesa non sia dalla parte di Monti («non è stato un endorsement del Vaticano ma dell'Osservatore Romano.
E con l'attuale Papa c'è un'assoluta devozione da parte mia») e si commuove quando ricorda che «nel mio Pantheon non ci sono politici ma solo due persone che sono quelle che mi hanno insegnato tutto: mio padre e mia madre».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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