Per quanto il Cavaliere sia diventato abile nel lasciare spazio alle colombe o ai falchi a seconda di cosa richieda la situazione, a via dell'Umiltà c'è chi ormai pensa di dedicarsi ai trattati di ornitologia. Già, perché a parole Berlusconi tiene sì alta la tensione ma nei fatti continua a ragionare sul governo Letta con una prospettiva di uno-due anni. Con buona pace dell'ala più barricadera del partito che fino a qualche giorno fa continuava a cullare l'idea che il leader del Pdl potesse ancora far saltare il banco. Un'ipotesi sempre più di scuola se perfino uno come Renato Brunetta ieri auspicava dalle colonne di Libero un esecutivo duraturo «altrimenti saranno dolori».
Insomma, per dirla con un tweet di Gianfranco Rotondi, «per far ballare il governo ci vuole un fisico bestiale, Bettino (Craxi, ndr) lo aveva, noi no». E quindi «fate i Rumor che vi viene più naturale». E in effetti l'unico che a questo punto può far scricchiolare l'esecutivo guidato da Enrico Letta e sostenuto con convinzione da Angelino Alfano è proprio il Cavaliere. Che però, almeno per il momento, non pare interessato alla pratica. Perché - diceva ieri nelle sue conversazioni private - «ci siamo comportati in maniera responsabili in questi due mesi in cui il Pd le ha provate tutte pur di non fare un governo con noi e continueremo a farlo oggi». Così, non è un caso che nell'intervista per il Tg4 registrata sabato e andata in onda ieri a pranzo Berlusconi si limiti a dire lo stretto necessario su Imu e Convenzione.
Sul primo punto, non fa che ribadire il concetto ripetuto nell'ultima settimana: «Stop dell'Imu a giugno o il governo cade». E «non per un puntiglio, ma perché è cosa buona giusta». Il Cavaliere, infatti, è convinto che togliere la tassa sulla casa possa far rifiatare le famiglie e rilanciare i consumi, oltre a sapere che quella dell'Imu è la promessa elettorale con la quale è arrivato ad un passo dalla vittoria delle elezioni. «Tradire i nostri elettori sull'Imu - ripete ormai da giorni nelle riunioni a Palazzo Grazioli - sarebbe scorretto oltreché politicamente un suicidio».
Altri ragionamenti, invece, sulla Convenzione per le riforme. Perché a Berlusconi continua a non andare giù il veto del Pd che lo considera «impresentabile» come eventuale presidente. «È molto difficile per la sinistra italiana rinunciare all'odio nei nostri confronti», dice al Tg4. Per poi aggiungere che la speranza è che la coabitazione al governo possa «chiudere questa guerra civile fredda e porti alla riappacificazione». Un auspicio che per ora sembra ancora lontano dal realizzarsi, ma che per il leader del Pdl resta la discriminante delle larghe intese.
Se pensano di usare i nostri voti per tenere in piedi un governo a guida Pd ma poi trattarci come appestati - è il senso dei ragionamenti del Cavaliere - si sbagliano di grosso. Insomma, «o siamo interlocutori legittimi per tutto oppure non lo siamo per nulla». Ecco perché su questo fronte Berlusconi è deciso a tirar dritto, al punto che potrebbe quasi farne una questione di principio visto che non è un mistero che una delle poste in palio della partita che si sta giocando con il governo Letta è quella che il Cavaliere definisce la «riappacificazione».
E chi sa se qualche segnale non possa arrivare già stasera, quando la Cassazione dovrebbe pronunciarsi sul trasferimento dei processi Ruby e diritti tv a Brescia per legittimo sospetto.
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